
No. Non sono d’accordo. Non faccio parte del coro unanime che denigra la calabresità esasperando ed enfatizzando episodi marginali, perchè un manipolo di individui non può essere chiamato a testimone di una intera cittadinanza . Non sono d’accordo con chi sostiene che la Calabria rappresenti i bassifondi dell’ Italia. Non sono d’accordo. Condanno senza se e senza ma la protesta di pochi intimi per l’arresto del boss loro familiare, ma il mio dissenso non deve necessariamente essere dimostrato con manifestazioni di piazza, magari comandate dal missionario di turno calato da queste parti per civilizzare noi barbari. Sono calabrese, nata nella provincia di Reggio Calabria , a S. Stefano in Aspromonte, il luogo più bello del mondo, di tradizioni antichissime, cantato e ricordato da opere letterarie ricercate come La Chanson D’Apremont o il Poema di Andrea da Barberino, luogo probabilmente molto conosciuto fin dai tempi di Gesù se è vero come storicamente sembra lo sia che l’Imperatore Augusto vi abbia mandato a soggiornare la vivace figlia Giulia. Luogo che ha dato i natali e allevato con estrema cura la dinastia Romeo,che tanta parte ha avuto nella lotta del Risorgimento nazionale pagandone un doloroso tributo di sangue. Stefaniti illustri sono sparpagliati un pò in tutto il mondo. S. Stefano in Aspromonte, però, nell’immaginario collettivo è ricordato e identificato come il paese del brigante Musolino. Non intendo negare l’appartenenza territoriale del fuorilegge, voglio qui mettere in risalto il fatto che anche noi stessi preferiamo esaltare gli aspetti negativi del nostro territorio, invece di far emergere quelli positivi che sono molti di pù e più importanti. Il fatto che mi indigna maggiormente è che siamo noi stessi a denigrarci, piangerci addosso e considerarci miserabili. E non c’è bisogno di scendere in piazza per dimostrare la propria onestà. Io , orgogliosa di essere calabrese e stefanita, non ho paura : di niente e di nessuno e mi assumo sempre la responsabilità di ciò che dico e di ciò che faccio, cioè delle mie parole e delle mie azioni, dichiarandomi sempre con nome e cognome. Devo lottare quotidianamente per la mia sopravvivenza e per quella dei miei familiari. Non è facile mettere al mondo tre figli e accompagnarli nella crescita in una società, come la nostra, che ignora la famiglia, in una società, come la nostra, dove lo studio, invece che un diritto come viene sancito dalla Carta Costituzione, è in effetti un privilegio, un vero e proprio bene di lusso. Non è facile dover convivere con il rischio reale e perpetuo di rapine e scippi. Non è facile doversi difendere ogni giorno da una cattiva amministrazione pubblica, che quotidianamente ti tartassa come i tentacoli di una piovra, facendo percepire lo Stato come una controparte piuttosto che come garante di tutti gli italiani. Non è facile sbarcare il lunario. Personalmente sia in campo professionale che in quello familiare mi sono comportata e mi comporto tuttora con rigore e serietà secondo i valori di onestà , lealtà e rispetto per l’altro, chiunque egli sia. Dovrei scendere in piazza ogni giorno per manifestare il mio disagio, ma nessuno può rimproverarmi di non averlo fatto contro Tegano a tutela delle forze dell’ordine e di me stessa. Perchè io, di fatto, manifesto tutti i giorni testimoniando con il mio modo di essere i principi nei quali credo veramente. Secondo me è anche e soprattutto un problema culturale. Noi per primi dovremmo riappropriarci della nostra storia vera, rimboccarci le maniche e fare ognuno il proprio mestiere. Che la famiglia prepari i propi figli alla vita addestrandoli alla fatica e al sacrificio e non alla prepotenza e prevaricazione; che la scuola si preoccupi di insegnare e di formare culturalmente i cittadini di domani; che i politici si occupino della res publica, invece di blaterare parole vuote, che i magistrati facciano funzionare la giustizia invece di passare da un talk show all’altro, da un partito all’altro, da una piazza all’altra. Forse questo è il modo per avere una società più sana.No. Non sono d’accordo con i media nazionali e locali : sono essi, oggi, i bassifondi dell’Italia, un vero e proprio cancro sociale,espressione di ignoranza e superficialità. Sono essi che scelgono di fare opinione mendace piuttosto che vera informazione. Perchè non manifestiamo contro di essi, rivendicando la calabresità come un valore aggiunto che ci distingue per capacità morali, intelletive e comportamentali e ci caratterizza migliori di molta altra gente ? Far emergere ed esaltare le nostre risorse, umane e territoriali, magari adottando il metodo seguito da Gandhi, vero Maestro sia di vita individuale che sociale con importanti iniziative in campo economico, oggi considerate giustamente modello da tenere presente nelle nostre civiltà avanzate. Svegliarci finalmente dall’anestesia nella quale sono addormentati da troppo tempo il nostro cervello, la nostra mente e la nostra coscienza, rifiutare le elemosine assistenziali, i compromessi politici e il tornaconto personale; rispettare sempre e comunque la dignità della persona umana. Questi i presupposti minimi per riappropriarci di noi stessi e della nostra civiltà.