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Archive for dicembre 2011

Il flauto di Betlemme

 

La notte in cui nacque Gesù, gli angeli scesero dal cielo, e cantarono, danzando girotondi a grappoli intorno alla grotta di Betlemme. La melodia del canto era la più pura e toccante che mai si fosse sentita sulla terra, ma non molti la notarono. Gli abitanti dei dintorni percepirono solo un leggero brusio, si voltarono dall’altra parte e continuarono a dormire. Bisogna avere un cuore speciale per sentire il canto degli angeli. Ma in fondo ad un canalone, sulle rive di uno stagno, una giovane canna l’ascoltò. Cominciò a vibrare al ritmo della melodia, ondeggiando flessuosa con tutte le sue fibre. “Piantala!” brontolò una vecchia canna, “Mi fai venire il mal di testa!”. “Lasciaci dormire”, fecero eco le altre canne. 

Anche fra le canne, non tutte riescono a sentire le musiche degli angeli. Ma la giovane canna continuò ad assorbire quell’armonia dolcissima che scendeva dal cielo e ripeteva, danzando leggera nell’aria:”Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Il flauto
Passò del tempo. La giovane canna divenne robusta e nodosa, ma ogni volta che il vento soffiava, vibrava ripetendo la lontana melodia degli angeli. Un giorno un giovane pastore portò le sue pecore ad abbeverarsi allo stagno. Mentre le pecore si accalcavano per raggiungere l’acqua, il pastore si guardava intorno. Il suo sguardo fu attirato dalla canna. Da tempo voleva fabbricarsi un nuovo flauto, perché quello vecchio era scheggiato e il canto non era più sonoro e nitido. Impugnò il coltello e tagliò la canna, la studiò un momento e cominciò ad intagliarla. Quando lo appoggiò alle labbra e cominciò a soffiare, il suono che uscì dal flauto sorprese il pastore. Era un suono limpido e leggero, sembrava andare diritto al cuore di chi l’ascoltava. Quella sera accanto al fuoco, il pastore trasse il flauto dalla bisaccia e cominciò a suonare. Di colpo tutti tacquero e sembrò per un attimo che anche il fuoco cessasse di crepitare, per ascoltare quel suono, quella purissima melodia. Anche il pastore era sbalordito, gli pareva, a tratti, di non essere lui a suonare. Era come se il flauto andasse per conto suo e che quella melodia angelica fosse dentro le sue fibre di legno. Un vecchio pastore chiuse gli occhi e mormorò:”Mi pare di averla già sentita, una notte, tanto tempo fa, dalle parti di Betlemme…”.Ma il flauto serbava un segreto ancora più sorprendente. Un giorno tra due gruppi di pastori scoppiò una lite furibonda per ragioni di precedenza in alcuni pascoli. Volarono le prime bastonate e qualche mano corse al coltello. Colpito da una improvvisa ispirazione il giovane pastore portò alle labbra il flauto e cominciò a suonare. Il suono era apparentemente debole, ma i litiganti si fermarono, le mani strette a pugno si aprirono e ai pastori venne una gran voglia di fare la pace e darsi una mano perché la vita è già abbastanza difficile. Da quel giorno, ogni volta che scoppiava un litigio, i presenti chiamavano il pastore e gli dicevano:” Suona il flauto” e al suono del flauto le tensioni si placavano, le voci irose si addolcivano e le collere si spegnevano. I cuori di ghiaccio si scioglievano e i sorrisi rifiorivano. Ma quale fu il destino dello splendido strumento che racchiudeva il canto degli angeli?

L’eredità
Quando si sentì vecchio, il pastore affidò il flauto al figlio. Questi divenne celebre con il nome di “pacificatore”.Quando pacificatore morì, il flauto passò al figlio, che a sua volta lo lasciò al figlio e così via per secoli, finché un crociato lo comprò come ricordo di Terrasanta e lo portò in Europa. Ma nessuno si ricordava più dello straordinario potere del flauto. Passò di baule in baule, di eredità in eredità, finché…
“Nonno, di chi è questo vecchio flauto?”domandò Albi, nove anni mentre rovistava negli scatoloni della soffitta.”L’aveva comprato il bisnonno ad un asta di cimeli, probabilmente è molto antico”, rispose il nonno.”Lo posso tenere?”. “Certo”.”Magari è magico…”, concluse Albi e cominciò a lucidarlo con il fazzoletto. Lo portò alle labbra, il suono era dolce e limpido. Il mattino dopo, Albi portò il suo nuovo flauto a scuola. Non faceva bella figura, era nero e opaco. La maestra era in ritardo e la classe in subbuglio. Riccardo e Mario si erano messi a litigare furiosamente e si stavano picchiando, rovesciando libri e banchi. Albi si rifugiò in un angolo e provò il flauto. Un’armonia soave e leggera avvolse i bambini. Riccardo e Mario si fermarono come per incanto. “Scusami”, disse Riccardo, “Facciamo la pace”, rispose Mario. Tutti guardarono Albi, “Come suoni bene!”, esclamò Mirella, “Io veramente ci ho solo soffiato dentro…” mormorò Albi, arrossendo. “Lo sapevo che era magico”, pensò, felice della scoperta. Ma più felice era il cuore della giovane canna che aveva conservato per secoli il canto degli angeli, senza perderne neppure una nota.

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Lo scrittore fu feroce col neonato Regno Per lui il nostro Paese era un’espressione culturale universale e millenaria, mentre l’Unità era domestica e secolare

di – 12 dicembre 2011

Ah, l’Italia, «un piccolo regno unito di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore universale, cedendola al più logoro principio borghese – la trentesima ripetizione di questo principio dal tempo della prima rivoluzione francese – un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale d’una volta) e per di più pieno di debiti non pagati…».

Dostoevskij

Dostoevskij

Non è Bossi che parla né suo nonno. E non è nemmeno Pino Aprile, l’autore anti-sabaudo di Terroni. Ma è un osservatore esterno, molto esterno, e speciale, molto speciale. Che non polemizza con Napolitano, stroncando il suo libro Una e indivisibile (stroncare il libro di un Presidente della repubblica è diritto di critica o vilipendio del capo dello Stato?). Ma addirittura con Cavour, di cui pure riconosce la genialità ma applicata ad una causa indegna e piccina. L’irriverente italoclasta è addirittura Fëdor Dostoevskij. L’appunto che ho citato è nel suo Diario di uno scrittore nell’anno di grazia 1877. Dostoevskij non è un detrattore dell’Italia ma un sostenitore convinto dell’Italia universale e non statuale, o per dirla con Herder, dell’Italia come nazione culturale, non politica.
Non è bello concludere il compleanno d’Italia, ovvero l’anno in cui l’Italia ne ha compiuti 150, con questa nota aspra e feroce. Ma Dostoevskij amava l’Italia e ci era venuto in pellegrinaggio culturale e spirituale. Ne parlava con cognizione di causa e amore d’Italia. Nello stesso testo, Dostoevskij osservava: «Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo; l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano di essere i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e le presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale». Tutto barattato per una piccola unità statuale? In fondo Dostoevskij abbracciava da russo e ortodosso, l’idea cattolica e giobertiana del primato mondiale e civile d’Italia che trascendeva dalla sua unificazione statuale, anche se la prefigurava.
Lo scrittore russo era tutt’altro che vicino a una visione internazionalista, di tipo socialista e utopico, che condanna per il suo astratto universalismo. Nell’anno dell’Unità d’Italia, il 1861, Dostoevskij fondava una rivista, Vremja (Il tempo) che era tutta percorsa da un fremito di patriottismo russo e slavofilo e da un rifiuto dell’occidentalismo come omologazione mondiale. La romanità come principio universale, l’imperium come principio ordinatore del mondo e la cristianità che si fa cattolica – cioè universale – a Roma, erano per lui il paradigma dell’unità spirituale del mondo. A cominciare dalla Terza Roma degli Czar (contrazione russa di Cesare, non a caso). Anzi, la sua idea è che sarebbe stata la Russia «a condurre a conclusione la missione dell’Europa», come scriveva in una lettera dell’inverno 1856 a Majkov. In una pagina assai attuale Dostoevskij lamenta la subordinazione dell’Europa alla Borsa e al credito internazionale; ma poi spende la sua vena profetica in un delirio antigiudaico, ritenendo che siano gli ebrei a muovere la borsa, le banche e i capitali, condizionando gli Stati nazionali. («Non per nulla dominano là ovunque gli ebrei nelle Borse, fanno muovere i capitali, sono i padroni del credito e della politica internazionale» scrive nel marzo del 1877, per poi concludere con una filippica contro il giudaismo).
Dostoevskij scrive sull’unità d’Italia a ragion veduta, serbando la memoria dei suoi viaggi in Italia in cui rimase abbagliato dall’arte e dalla civiltà italiana, le rovine pagane e lo splendore medioevale, rinascimentale e barocco dellla Roma cattolica e apostolica. Visita l’Italia, e arriva a Torino quando era capitale e poi scende a Roma, di cui soffre il gran caldo settembrino e si estenua a percorrerla a piedi, in una intensa settimana di bellezza. Qualche anno dopo vi ritorna, prima a Milano e poi a Firenze, nel breve periodo in cui era capitale d’Italia.

E si arrabbia con i russi che spargono da noi «i loro rubli in carte di credito» e le russe che «puttaneggiano con i principi Borghese». Un quadro di sorprendente attualità, che sembra alludere al nostro presente, principi Borghese a parte… Al suo tempo riguardava la nobiltà russa, ora invece i nuovi ricchi della Russia postsovietica e le avvenenti russe in cerca di sistemarsi o sfondare.

Non sposiamo affatto l’idea negativa di Dostoevskij sull’unità d’Italia, e continueremo a considerare nobile e degna la causa a cui si dedicò il conte di Cavour. Difenderemo la memoria del Risorgimento, che è la traduzione civile e nazionale della Risurrezione, cara a Dostoevskij forse più che a Tolstoj. E senza cancellare le pagine infami scritte dopo l’Unità, i massacri e le deportazioni, continueremo a difendere la nascita necessaria e benefica dello Stato Italiano, la sua indipendenza e il suo sviluppo che integrò il popolo nella nazione.
Ma è giusto concludere l’anno dell’italianità ritrovata (e subito ri-smarrita), ricordando che l’Italia nazione culturale è universale e millenaria, mentre l’Italia politica e risorgimentale è domestica e secolare. Italia, grande nazione in piccolo Stato. L’Italia dell’unità evoca uno Stato, l’Italia della tradizione evoca una civiltà.

 

Come non essere d’accordo?

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Era andata a Londra con Erasmus Sofia; amava l’inglese, era già stata in Inghilterra per brevi soggiorni-studio e adesso voleva acquistare più dimestichezza con la lingua, e contemporaneamente conoscere meglio tutto quel Paese.

Quella domenica di  maggio decide insieme al suo amico John di andare a Southport,  città inglese sul Mare d’Irlanda di una certa importanza storica, avendo ospitato per alcuni anni Napoleone III. La cittadina appare ospitale e pulita e, dopo aver fatto una bella passeggiata sul lungomare, nel tardo pomeriggio si recano al The Atkinson Art Gallery, uno dei luoghi di riferimento di Southport. La costruzione in perfetto stile inglese nasconde un interno curatissimo e Sofia osserva le opere esposte con interesse e curiosità.

Ad un certo punto nota sul pavimento delle frecce  luminose a intermittenza che indicano una direzione obbligata; segue, quindi, questa traccia come un automa e si ritrova davanti ad un dipinto che la attira particolarmente, davanti al quale la freccia si ferma.

File:Lilith (John Collier painting).jpg

Si tratta di Lilith, un olio su tela di Collier del 1892, che raffigura una stupenda figura di donna  avviluppata ad un serpente.

Sebbene gli occhi della donna rappresentata siano chiusi, Sofia li vede muoversi e aprirsi e contemporaneamente sente una voce ( ma lei non irrideva le persone che affermavano di sentire le famose voci ? ). Si pizzica sulle braccia, sulle gambe, sull’addome . è vero, è tutto vero e  questa  voce vera e reale  si rivolge personalmente a lei chiamandola per nome :” Sono Lilith, la prima donna dell’umanità creata da Dio insieme ad Adamo, al quale mi sono ribellata perchè mi voleva sottomettere mentre io mi volevo sentire libera. Non ti spaventare, anche se tu non mi conosci non sono cattiva come mi raccontano alcuni; mi chiamano spirito del vento perchè sono scappata e tuttora vado vagando per tutto l’universo, ma non faccio male a nessuno. Sono certamente inquieta e alla ricerca della verità, perchè a me danno fastidio le menzogne anche se mi rendo conto che la condizione del genere umano che si è formata da Adamo ed Eva è limitata nella comprensione. Non sono risentita con Eva, questo no, però non mi ha fatto piacere il modo con il quale lei si è assoggettata all’uomo. Dio aveva plasmato allo stesso modo Adamo e me, Lilith,  dando la  vita a tutti e due da una forma di fango , quindi io e l’uomo eravamo sullo stesso livello. Quando me ne sono andata , Dio, per accontentare Adamo ha forgiato Eva da una costola dell’uomo e da qui è derivata la soggezione della donna nei secoli. Io però non mi sono mai rassegnata e continuo a lottare per la dignità e l’orgoglio femminile. Ma non sono cattiva e non faccio male a nessuno. E poi anche Eva ha sbagliato e  forse peggio di me e insieme ad Adamo: il peccato originale e tutte quelle cose lì che raccontano gli umani sono inficiati dalla ristrettezza dell’ambito di conoscenze concesse fino ad ora. Non ti spaventare, non ti voglio fare del male; ascoltami però. Per quanto mi riguarda, si è trattato di un moto di ribellione ad una condizione che ritenevo ingiusta nei confronti di Adamo; loro, però, Adamo ed Eva, con il loro comportamento hanno precluso la conoscenza completa del bene e del male a tutta l’umanità. Capisci quello che dico ?  L’umanita intera, per espiare il peccato di Adamo ed Eva è stata condannata a fare un percorso complicato per cercare se stessa. I filosofi di ogni tempo si affannano a chiedersi cosa ci fa l’uomo sulla terra, da dove viene e dove andrà e pure la scienza si pone le stesse domande. ma filosofia e scienza applicata alla ricerca sono coincidenti : infatti filosofia significa amare la sapienza e la parola scienza significa conoscenza: sono due aspetti della mente umana che vanno coniugati  insieme. Non avere paura Sofia. Tu fai parte, come tutti gli esseri umani, di questo ingranaggio. Lo  spazio e il tempo nei quali vivi sono le dimensioni che allo stato attuale puoi comprendere, ma ce ne sono molte altre sulle quali la ricerca sta lavorando. Non ti spaventare quando senti fare discorsi strani, relativi ad altri esseri e ad altri mondi. Sai l’universo è un tutt’uno e tutti gli uomini sono uno e nell’uno, sono emanazione divina e sono aiutati dagli angeli, che sono esseri che vivono in altre dimensioni. Non ti spaventare, Sofia. Quando senti raccontare di ufo, extraterrestri, apparizioni, in particolare mariane, del potere di alcune acque, presta attenzione, cerca di distinguere la verità dalle fandonie dei ciarlatani e non rifiutare pregiudizialmente. E’, in effetti, tutto collegato. Sai  alcuni reperti antichi raffigurano specie di navicelle spaziali scolpite e sia la mitologia che la storia del Cristianesimo è intrisa di fatti  che aprono orizzonti infiniti alla conoscenza dell’altrove. Quelli che gli uomini chiamano extraterrestri sono,  di fatto, esseri che vivono in dimensioni più ampie e che in un certo senso guidano la storia dell’uomo sulla terra. Fenomeni, apparizioni, lacrime e quant’altro, che riguardano personaggi cristiani e in particolar modo la Madonna, rientrano in queste contesto. Tu sai, per esempio, Sofia, che per quanto riguarda le apparizioni di Fatima, la Chiesa ufficiale non ha detto la verità ? Questo è uno dei peggiori mali : la Chiesa deve trovare il coraggio e la fede di dire tutto quello che sa, tutto quello che è vero, spogliandosi dei suoi averi materiali e cercando di rappresentare veramente il messaggio di Cristo, che è universale e spirituale, e che essa ha tradito e tradisce continuamente.

Tornando a Fatima, hai sentito parlare di una certa Carolina Carreira ?

Si tratta della quarta veggente, una bimba di circa 12 anni che ha visto una Signora Luminosa, chiamata uraniana, una donna piccola di statura che aveva le sembianze di un extraterrestre con la quale  è  entrata in comunicazione telepatica, che era in realtà un angelo.

Queste cose sono documentate .

padre Don Luciano Guerra, già parroco del santuario di fatima, nel suo libro “Messaggio di Fatima” nel paragrafo intitolato “1917: apparizione di un angelo a una certa Carolina di 12 anni e ad una piccola di Espite ” scrive:

“Ora, Lucia non ha mai fatto riferimento al dialogo con l’Uraniana – una delle prime definizioni con cui la veggente indicò la signora, termine che deriva da Uranus ( divinità greca che personificava il cielo”.

Seguiamo la pista di Fernandes. Secondo il ricercatore portoghese, nel 1947 il futuro vescovo di Viseu, Don Josè Pedro da Silva, forse trovando strano il silenziko di Lucia, chiese direttamente alla veggente: “La zia Maria da Capelinha ( della Cappellina) cosi’ chiamata, afferma nella sua deposizione ufficiale, che sua figlia Carolina aveva visto un angelo passeggiare nella Cova da Ira e che chiese loro di dire tre Ave Maria, dopo, aveva chiesto alla sorella che chiedesse alla Madonna cos’era “quello” e che la sorella, nelle piccole Valli, aveva chiesto alla Madonna ottenendo la risposta che era un angelo…che c’è di vero in questo? Lucia rispose: “Non lo so, non mi ricordo nulla”.

E’ strana questa risposta della veggente – afferma Fernandes- perchè non ricorda? Eppure Lucia rammenta discorsi lunghi e segreti interminabili, con parole che all’epoca non conosceva.

O quel particolare su ciò che il vescovo suggeri’ descrivendolo con il termine “quello” è stato eliminato dal cervello di Lucia? La deposizione ufficiale alla quale si riferisce Don Josè Pedro da Silva si trova nel documento denominato “Interrogatorios oficiales” del 1923. Fu redatto dal Visconte de Montelo e comprende la seguente frase, nel testo integrale: “Nelle piccole Valli, Lucia chiese alla Madonna, su richiesta del testimone (zia Maria) se la madonna fosse apparsa a qualcun altro nella Cova da Ira e la Madonna rispose che non era lei bensi’ un angelo, il volto che Carolina, la piu’ giovane delle figlie della testimone, di 12 anni, e che la piccola di 7 anni di espite, avevano visto il 28 luglio, vicino all’olivo.

L’angelo era basso, molto bello, con i capelli biondi, volto che Carolina vide, dopo, sopra l’ulivo.

In realtà – spiega Fernandes – la documentazione ufficiale di fatima ci introduce alla vista di altri esseri alla Cova da ira, oltre alla Beata Vergine Maria, e ci parla di piu’ veggenti oltre ai tre gia’ conosciuti.

per questo carolina va considerata la quarta veggente di Fatima, vissuta per lunghi anni in oblio e anonimato.

Fernandes sottolinea inoltre che nessuno, nemmeno uno dei sacerdoti, l’aveva mai interrogata.

La bambina ne aveva parlato solo in casa a sua madre e ai fratelli. E se il canonico Formigao non avesse invitato sua madre a deporre, la sua testimonianza sarebbe andata completamente perduta. L’anonimato, intanto, le ha consentito di non essere infastidita dai fedeli curiosi, ed è anche possibile che l’avrebbero chiusa in un convento come accadde a Lucia.

Invece, Carolina si è sposata e, pur non avendo avuto figli, ha condotto una vita normale, senza sacrifici esagerati per aiutare i peccatori.

per parlare con lei -dice fernandes- non è stato necessario chiedere l’autorizzazione del vescovo della diocesi. Naturalmente, tutta la sua deposizione, rilasciata il 22 luglio 1978 è stata registrata. Il testo viene quindi riportato integralmente.

Non ti spaventare Sofia, fai attenzione al mondo che ti circonda con curiosità : tieni sempre presente il beneficio del dubbio, naturalmente, ma sii aperta ad ogni verità diversa da quelle cosiddette ufficiali.

Considera con particolare attenzione il potere delle acque, che  in alcune falde sono  ricche di qualità portentose collegate in qualche modo con realtà che sfuggono alla conoscenza umana.  Possiedono, queste acque miracolose, delle proprietà di una forza energetica non comune  capace di fenomeni  inspiegabili con le conoscenze scientifiche attualmente in possesso degli umani. Le apparizioni della Madonna e i fenomeni miracolistici, come quelli attribuiti ad alcune acque, che sono proprio veri, non sono contrari al Cristianesimo e sono collegati al mondo extraterrestre ancora non  percepibile dal genere umano.”
“Sofia, Sofia, svegliati, è tardi, hai lezione oggi, ricordi ” ?

Mamma Rosa chiama Sofia, che si ritrova nel letto della sua camera.

Che sogno strano. Ma era un sogno ?

Nei suoi ventanni non era mai stata a Londra, nè era stata all’estero con Erasmus.

Che strano!

 

 

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