Non posso fare a meno di dire la mia sui Bronzi e il loro eventuale viaggio in Sardegna, la cui discussione si sta decantando e finiremo , come nella favola, ad esserne addirittura tutti felici e contenti. Io no. A prescindere. I Bronzi fanno parte integrante di Reggio Calabria e non possono staccarsene. Entrando nel merito sarebbe interessante discutere sul perchè le due meraviglie siano state collocate a Reggio piuttosto che a Riace, il loro luogo naturale; sarebbe interessante discutere sul perchè i guerrieri siano stati sepolti vivi nel pur prestigioso Museo, privandoli dell’ aria, della luce e di tutti gli elementi naturali senza tenere in conto che hanno resistito per millenni nei fondali marini e che precedentemente nella loro prima vita sulla terra sono stati sicuramente alla luce del sole; sarebbe interessante, ancora, discutere sul perchè Reggio abbia trascurato la promozione dell’ immagine dei Nostri nel mondo. E ora ? Ora, dovremmo essere fieri e orgogliosi di mandarli alla Maddalena. Preg.mo signor Sindaco,il fatto che io l’ abbia votato, e per ben due volte, non significa che io approvi tutto il suo operato a scatola chiusa, a prescindere appunto, e lei dovrebbe gradire la critica dei suoi elettori, che è , senza alcun dubbio, cotruttiva, senza oscurare i commenti diversi dal suo sentire, come avviene nel suo blog. Da politico preparato lei saprà sicuramente che esiste l’ arte di manipolare , che, in questa occasione, quella del viaggio dei Bronzi, lei sta, non tanto elegantemente tra l’ altro, usando nei confronti dei suoi concittadini. A parte le condizioni di emergenza quotidiana che rende la vita dei reggini irta di difficoltà, con moto e motorini che impazzano sui marciapiedi, con auto in sosta in triplice fila, con le strade piene di buche, con mancanza di coordinamento nei lavori urbani, a parte tutto ciò e quant’ altro, dunque, lei dovrebbe accettare democraticamente il confronto anche con chi esprime pareri diversi dal suo. La percezione che ho, personalmente, e non solo, sulla questione dei Bronzi, è che lei si sia già messo d’ accordo con i governanti barattando il viaggio delle due statue con altre “misericordie” per il nostro territorio. Secondo me noi non abbiamo bisogno di elemosine, non siamo in vendita e mandando i due testimoni alla Maddalena Reggio potrà chiamarsi ” la città dei miserabili o dei mendicanti”. I diritti di un popolo e di un territorio non sono discutibili. Sono e basta. A prescindere. Lei, signor Sindaco dovrebbe essere la nostra bandiera e invitare LORSIGNORI a fare un g8 a Reggio Calabria. D’ altra parte forse lei ha ragione : se Reggio Calabria non è in grado di ospitare un g8 non può neppure prendersi cura dovutamente dei Bronzi. A prescindere, naturalmente.
Questa notte Eluana Englaro è stata trasferita dalla clinica di Lecco in cui era ricoverata a Udine. Sarà lì, alla casa di cura “La Quiete”, che verrà data esecuzione alla sentenza della Cassazione che ha consentito di staccare il sondino che alimenta e idrata la giovane donna di Lecco in stato vegetativo da 16 anni. I prossimi sono i suoi ultimi giorni di vita. Ma un liberale non può certo leggere nell’esecuzione della sentenza il rispetto della libertà dell’individuo.
Al di là delle farneticazioni di Saviano, (autore di un libro noioso da cui è stato tratto un film ancora più noioso), nel suo ultimo editoriale su Repubblica ,in merito alle quali chiarissima è la posizione espressa sulle colonne de “l’Occidentale” da Dino Cofrancesco, sulla vicenda di Eluana credo aleggi un grave equivoco diffuso soprattutto fra quanti, laici, liberali, o comunque non credenti, sostengono che nel caso di specie si ponga un problema di rispetto del diritto di autodeterminazione dell’individuo. Mi spiego.
La pretesa del padre di Eluana Englaro di interrompere l’alimentazione e l’idratazione forzata della figlia non ha nulla a che vedere con il sacrosanto diritto di ciascuno di noi di rifiutare le cure non volute. Quel diritto riguarda la possibilità di rifiutare trattamenti sanitari che riguardano noi stessi e non anche i nostri figli o i nostri congiunti. Il diritto liberale a disporre del nostro corpo e della nostra vita riguarda appunto noi stessi e non può essere esteso per via interpretativa ai nostri cari, neanche ai nostri figli poiché in una prospettiva pienamente liberale i figli non sono proprietà dei genitori!
Certo, il problema si complica quando non siamo in condizioni di poter esprimere la nostra volontà, come è appunto nel caso di Eluana. In tali casi l’unica soluzione è un intervento legislativo che qualifichi in modo chiaro e circostanziato una dichiarazione di volontà espressa nel passato. Ma, è evidente, si tratta di un’ipotesi delicata se non altro perché in questi casi non sarebbe possibile la revoca o la modifica della dichiarazione resa in passato. E in una prospettiva liberale le dichiarazioni unilaterali di volontà da cui non derivino obbligazioni in favore di altri sono sempre e comunque revocabili. In ogni caso occorrerebbe una legge che precisi le condizioni di validità di una tale dichiarazione di volontà. Ed in Italia per l’appunto una simile legge manca. E non può bastare certo una fantasiosa sentenza della Cassazione per riempire il vuoto normativo, attribuendo una efficacia giuridica ben precisa ad un’opinione generica espressa in passato senza che chi l’ha espressa avesse la benché minima idea delle conseguenze della propria dichiarazione. In un moderno stato di diritto, il primo requisito perché una dichiarazione unilaterale di volontà possa determinare effetti giuridici è che chi la compie sia consapevole della natura impegnativa della propria dichiarazione.
Eluana ha semplicemente espresso in gioventù ed in condizioni dolorose (la morte di un giovane amico) il desiderio di non essere tenuta in vita qualora avesse subito un incidente simile. La vera domanda è allora questa: è sufficiente tale dichiarazione estemporanea per determinante effetti definitivi sul proprio futuro? Quanti sono i giovani che in circostanze simili avrebbero fatto una dichiarazione simile? E se nel frattempo avesse cambiato idea come manifestare il proprio nuovo convincimento?
La verità è che l’attivismo del padre di Eluana, comprensibile sul piano umano, non ha nulla a che vedere con il tema della tutela dei diritti individuali. Si tratta piuttosto di un tentativo di realizzare una forma di giustizia “sostanziale” in conto terzi, laddove manca un qualunque riconoscimento formale della sua pretesa. E la concezione “sostanzialistica” è esattamente la negazione della giustizia. Non basta valutare come ormai inutile un’esistenza (anche quando lo sia oggettivamente) per poter porre legittimamente fine ad essa. Non è forse il caso di dare una ripassata a “Delitto e castigo”?
Come precedentemente scrivo in altro post, credo che difronte a casi tragici come quello di Eluana sia da scegliere il silenzio. Condivido in proposito completamente le idee di Mambrino e ribadisco, comunque, che, secondo me, la legge non possa essere chiamata a stabilire delle regole in quest’ ambito privato, personale, intimo, relativo alla dignità della persona umana nella sua totalità e a quel valore assoluto che si chiama libertà e che Dostojevskij racconta in maniera sublime entrando nelle pieghe più nascoste delle inquietudini e dei tormenti dell’ animo umano.