Marco Simoncelli
Ciao Sic
Posted in Attualità, tagged ciao sic, Mauco Simoncelli, una brutta domenica on ottobre 23, 2011| Leave a Comment »
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Reggio Calabria & dintorni, Salute, tagged 1848 napoli, accattonaggio, anna mondolfi, coda d'italia, de simone, diritto d'autore, due sicilie, ernani, filoborbonici, filologo cecil hopkinson, Giuseppe Verdi, i borboni, il sud d'italia protagonista e vittima dell'unità nazionale, inno borbonico, l'inno delle polemiche, meridione, michele cuccinello, moti siciliani, regno delle due sicilie, regno meridionale, sergio bello, sud europeo, unificazione, unità d'Italia, verdi deputato on ottobre 23, 2011| Leave a Comment »
Quel filoborbonico di Giuseppe Verdi |
Scritto da dechristen | ||||||||||||||||||||||||||
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Posted in Attualità, Di tutto un pò, Salute, tagged compostaggio, dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori, decomposizione, fabrizio da andrè, il rifiuto. l'uomo e l'immondizia, immondizia, la pelle del pianeta, riciclaggio, rifiuti, vermi, William Bryant Logan on ottobre 18, 2011| Leave a Comment »
La pelle del pianeta
La nostra ricchezza brulica di vermi, vive di decomposizione, puzza di escrementi, ha colori cupi degli strati di marciume. Non è la metafora di un predicatore millenarista, bensì la letterale dichiarazione d’amore di un arboricoltore al terriccio, o meglio alla sua parte organica – humus, compost – senza la quale non potremmo sopravvivere. Quell’umile ammasso di materia pulsante, troppo giovane per interessare i geologi, emoziona William Bryant Logan. In tono brioso e competente egli ci invita a seguirlo nella sua avventurosa esplorazione di sedimenti, buche, praterie, coltivi e discariche. Lo scopo è familiarizzarci con qualcosa che abbiamo da sempre sotto i piedi e di cui ignoriamo il fragile equilibrio e le infinite virtù, avendo perso perfino il ricordo di pratiche ancestrali come l’assaggio della terra da parte dei contadini, noto dai tempi di Virgilio, o la misurazione di una dote in base al peso del letame prodotto dalla fattoria paterna, per non dire del culto egizio dello scarabeo stercorario. Impariamo a conoscere il grande ciclo vitale della terra presente in superficie e apprenderemo anche l’arte di guarirla. | |
l’autore | |
William Bryant Logan, arboricultore, è autore di The Gardener’s Book of Sources (1988) e The Tool Book. A Compendium of Over 500 Tools and How to Use Them (2001). Ha tenuto la rubrica mensile Cuttings sul «New York Times» e collabora con numerose riviste di giardinaggio. Vive e lavora a Brooklyn, New York. Con La pelle del pianeta si è aggiudicato il Quill & Trowel Award. Presso Bollati Boringhieri è uscito: La quercia. Storia sociale di un albero (2008). |
Dal Catalogo Bollati-Boringhieri
Sabato scorso la lettura di un quotidiano mi ha riservato una piacevole sorpresa. Nella pagina dedicata alla Cultura e allo Spettacolo c’era un titolo a dir poco accattivante e capace di attirare la mia attenzione ” Il rifiuto. L’uomo e l’immondizia un conflitto culturale”. Una lettura particolareggiata, ha evidenziato che il “pezzo” firmato da Giuseppe Montesano, non era altro che la recensione del libro “La pelle del pianeta” di William Bryant Logan. Il libro ci parla di humus, letame, compost, riciclaggio…Lo scopo sembra quello di familiarizzarci “con qualcosa che abbiamo da sempre sotto i piedi e di cui ignoriamo il fragile equilibrio e le infinite virtù”. La nostra ricchezza, afferma Logan, brulica di vermi, vive di decomposizione, puzza di escrementi, ha il colore cupo degli strati di marciume. E’ l’invito a recuperare il rapporto con tutto ciò che è naturale. L’autore, inoltre, viaggiando nel tempo ci mette a conoscenza di pratiche ancestrali che sono finite nel dimenticatoio, come l’assaggio della terra da parte dei contadini, noto dai tempi di Virgilio, o la misurazione di una dote in base al peso del letame prodotto della fattoria paterna, per non dire del culto egizio dello scarabeo stercorario. E non è sorprendente, scrive Montesano, “che John Adams, il secondo Presidente degli Stati Uniti d’America fosse fissato con il letame al punto da spingere il nipote a censurare i suoi diari?”…Dolce melodia per le mie orecchie, fragrante “puzzo” di casa mia. L’arboricoltore, William Bryant Logan, mi rassicura e mi conferma nelle scelte fatte. Da ortolano “per caso” e inesperto ho deciso di coltivare il mio orto con lo stallatico, vera meraviglia della natura, forza sublime, acceleratore di crescita, capace di rendere fertile qualunque terreno. La cacca, finalmente, torna ad essere protagonista, ritorna a svolgere il ruolo che per millenni aveva ricoperto prima di essere un po’ dimenticata con l’avvento dei concimi di sintesi. Tanto tempo fa, a onor del vero, un poeta come Fabrizio de Andrè nella canzone Via del campo, aveva immortalato, con una frase lapidaria ma incisiva, questa grande verità: ” Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori”.
5 ottobre 2011
dal blog lucatosoni60
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Salute, tagged Catania, dop, etna. aetna, mondiali scherma, oro, oro spada, palaghiaccio, Paolo Pizzo, Pizzo, pizzo siciliano, Spada, un Pizzo siciliano dop, un Pizzo speciale on ottobre 13, 2011| Leave a Comment »
Dall’amarezza dell’eliminazione al primo turno del favorito, Matteo Tagliariol, alla felicità per la conquista dell’oro dell’outsider Paolo Pizzo. È stata una giornata in altalena, con conclusione da standing ovation, per la nazionale maschile di spada ai mondiali di scherma in corso di svolgimento a Catania.
La gioia è quella del catanese Paolo Pizzo, 28 anni, che a «casa sua» – che ama tanto da tatuarsi la scritta Aetna (Etna in latino) sulla spalla – vince il titolo battendo in finale 15-13 l’olandese Bas Verwijlen e conquista anche la Coppa del Mondo di categoria. Dopo la vittoria l’atleta siciliano bacia il parquet del Palaghiaccio e corre davanti la tribuna dove è acclamato dagli spettatori. Tra loro sicuramente tanti amici e parenti. La sua famiglia ha una grande tradizione sportiva: sua nonna è la “professoressa”Liliana Pizzo, e sue zie sono le sorelle Donatella e Tiziana Pizzo. La prima allenava le due figlie nell’Alidea Catania che nel 1980 conquistò lo scudetto e la Coppa Italia femminile di volley.
«Svegliatemi, non ci posso credere, non è possibile, di più dalla vita non si può avere: vincere una medaglia d’oro a casa tua….», dice ancora incredulo subito dopo il successo. «Non ho mollato mai – continua a ripetere Pizzo – non ci credo, non è possibile. Vincere un mondiale nella tua città è un’emozione che auguro a ogni sportivo. Ho sognato questo successo ogni volta che per allenarmi rinunciavo a uscire con gli amici o ad andare al cinema».
Per l’atleta catanese il rischio maggiore corso nella finale è stata la sua voglia di combattere, la stessa che gli ha permesso di vincere un tumore che gli è stato diagnosticato quando aveva 13 anni: «Ho rischiato di perdere il titolo per la grande voglia che avevo di vincere… Tagliariol? Lui è più avanti, io sono sulla strada giusta e ho vendicato lui e le italiane eliminate». Adesso Pizzo guarda alle Olimpiadi: «La strada è quella giusta per Londra 2012».
L’emozione è tanta, e quando riceve la medaglia d’oro e il pubblico scandisce gridando «Paolo, Paolo» lui non riesce a trattenere le lacrime. Nell’atleta catanese ha creduto sempre Sandro Cuomo, direttore tecnico della Nazionale italiana: «Pizzo ha fatto un campionato del mondo straordinario dall’inizio alla fine, certo il pubblico lo ha aiutato tantissimo, si sarà portato la claque…». Per Cuomo, «il successo di Pizzo non è una sorpresa», tanto che lo aveva «pronosticato vincente in mattinata». Ma è rimasto colpito dall’«inattesa» eliminazione al primo turno del favorito al successo finale, Matteo Tagliariol, campione olimpico in carica nella spada. «Era pronto e non gli mancava alcunchè – osserva – certo non è stato fortunato nell’abbinamento con il sudcoreano Kyoung Doo Park, che è arrivato in zona medaglia».
Una tesi condivisa dallo stesso Tagliariol: «Il primo assalto – spiega deluso – per me è sempre molto difficile. Pensavo di poter vincere questo Mondiale, ci credevo tanto. Ho lavorato bene, ho fatto tutto quello che potevo fare e mi sono impegnato al massimo ma non è servito…». A Catania non è stata una giornata fortunata neppure per la sciabola femminile italiana: le quattro atlete in gara, Ilaria Bianco, Gioia Marzocca, Paola Guarneri e Irene Vecchi, non sono arrivate in zona medaglie. Irene Vecchi è quella che ha fatto più strada arrivando alle semifinali. Il titolo è stato vinto dalla russa Sofia Velikaia che ha battuto 15-14 l’americana Mariel Zugunis.
La Stanpa.it