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Archive for dicembre 2019

La sindrome del foglio bianco ha colpito anche me.
Proprio così. E’ da qualche tempo che un turbinio di emozioni gonfiano il mio cuore e bloccano la mia penna.

Il disincanto del vissuto, le esperienze di vita anche forti, non bastano a proteggerti dalle emozioni  di eventi imprevisti.

Ma come fai a scrivere che da un po’ di tempo non senti più il gufo  la sera ?

Siamo venuti ad abitare, io e la mia famiglia, più di trenta anni fa , in questa casa nella zona alta della città, centro storico di Reggio Calabria. Spesso, la sera , dai locali della cucina il cui balcone guarda verso la zona sud della città, mi giungeva il verso di un animale notturno, sembrava proprio il verso del gufo, ma ritenevo impossibile che un gufo potesse soggiornare in un centro al alta intensità abitativa. Chiedevo, dunque a mio marito, che, con molta naturalezza confermava si trattasse del gufo, anche se non poteva spiegarne l’esistenza da queste parti. Anche se non ho mai pensato di annotare le date in cui sentivo questa specie di canto, mi sono chiesta  quanto sia la durata di vita dei gufi e, appreso che sia intorno ai 30 anni, mi chiedevo come mai il bubolare provenisse sempre dallo stesso posto, e con la stessa cadenza.

Come fai a scrivere il seguito ?

Strani intrecci succedono nella vita; come quello che qualche anno fa, nel 2016,  porta alla Direzione del Parco d’Aspromomte il Dottore Tralongo, che accetta volentieri perchè potrà tornare nei luoghi della fanciullezza per approfondirne gli aspetti naturalistici e faunistici. Conoscevo Sergio ragazzino, figlio del mio carissimo collega Silvio, che intorno alla metà degli anni settanta si trasferisce con la famiglia a Bologna anche per dare ai figli maggiori opportunità negli studi. Si divertiva Sergio a cercare e ricercare in ogni luogo possibile, animali di ogni tipo, soprattutto  volatili, verso i quali nutriva una vera passione. e, pochi mesi addietro, in proposito, ho partecipato ad un incontro molto interessante,  sui rondoni nel dintorni di Reggio Calabria, dove Sergio Tralongo ha narrato, con rara cura dei particolari e quantomai gradevole comunicazione, l’insolita stanzialità di questi volatili, che, da qualche tempo, amano nidificare dalle nostre parti.

Sergio Tralongo scopre, inoltre, non senza grande meraviglia, che nel centro storico collinare di Reggio Calabria, in direzione di casa mia e a poca distanza dalla mia abitazione, c’è proprio un nido di gufi. Sergio però non fa in tempo ad illustrare questa affascinante scoperta perchè un maledetto malore  stronca la sua vita in maniera improvvisa e repentina nello spazio di pochissime ore. Ad appena 58 anni.

Soddisfatta in parte la mia curiosità sul bubolare vespertino del “mio” gufo, avrei voluto saperne di più: come sia arrivato il gufo in pieno centro abitato, quanti sono i gufi adulti e quanti gufetti sono nati in tutto l’arco di tempo nel quale il “mio ” gufo mi salutava spesso sul calar della notte.

Chissà quante e quante cose  ci avrebbe raccontato Sergio sul nostro territorio, che custodisce gelosamente tesori inestimabili !

Chissà !

Chissà però perchè da quel maledetto 20 novembre 2019, il mio gufo non canta più.

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Solo un pizzico della mia energia.

Quando l’istinto ti spinge a fare qualcosa in maniera irrefrenabile, non ci puoi fare nulla, devi assecondarlo.

Io abito vicino la scuola che ho frequentato per cinque anni, quel Liceo storico intitolato al genio indiscusso di Leonardo Da Vinci, ragion per cui considero l’istituto come parte della mia persona, quindi in un certo senso scontato. e sì che l’ho visto trasformarsi via via nel tempo, ma senza grandi emozioni. Quando però ti rendi conto che sono passati appena 50 anni dalla maturità, allora ti fermi un momento e rifletti e ti assale la memoria in maniera prorompente, e rivivi quegli anni.

Stamani, però, passando davanti scuola, come spesso mi capita, è successo qualcosa di strano, perchè una forza istintiva mi ha spinto, letteralmente, sospinto a varcare quella soglia; nessuno mi ha chiesto chi fossi e cosa cercassi, come se quelle mura mi avessero riconosciuto, e d’un tratto mi sono ritrovata nei corridoi, respirando un’aria familiare, forse un briciolo della mia energia  vi sarà pure  rimasto,  e mi sono rivista catapultata  a più di mezzo secolo addietro, quando sono arrivata da queste parti.

Era stata una scelta consapevole, quella che mi ha fatto optare per  il liceo scientifico. Negli anni della scuola media, che ho frequentato  a S. Stefano in Aspromonte, il mio bel paese, mi affascinava l’idea di poter risolvere i problemi, ragion per cui la matematica doveva essere il mio campo, nonostante consigli diversi di familiari e insegnanti, che suggerivano gli studi classici  e/o quelli artistici. La matematica, secondo me, con le sue “certezze”, avrebbe dato le risposte ai miei infiniti perchè, mi avrebbe aiutato a dissipare i miei dubbi e le mie inquietudini anche esistenziali. E volevo la sezione A, che però era “esclusiva”, riservata, secondo l’opinione pubblica, ai cosiddetti figli di papà: io,povera ragazza di provincia, cosa andavo cercando ? sicuramente fuori dai giochi; anche se  comunque volevo soltanto misurarmi con me stessa ; mi avevano sconsigliato la A alcuni ben pensanti perchè, dicevano, ci fossero alcuni insegnanti considerati “il terrore” dell’intero liceo, e io, che amo le sfide, volevo verificare di persona, ma mi avevano destinato ad altra sezione. Stamani mi sono rivista vagare sperduta, muta, per il largo corridoio in cerca di un aiuto impossibile, che però arriva sotto le vesti di Mimì Violi, storico Segretario del Liceo, a me completamente sconosciuto, che mi chiede il motivo del mio vagare e farà di tutto per soddisfare il mio bisogno, costringendo una ragazza ad uno scambio di sezione. Comincio così i miei cinque anni di frequentazione tra i disagi del viaggio con l’autobus che faceva molte soste perchè effettuava pure il servizio postale e gli imprevisti causati dalle intemperie.

Con la memoria dell’eterno presente rivedo il Preside, prof Mariano Scardina, sempre chiuso nel laboratorio di Fisica a fare esperimenti, e  gli insegnanti, la tensione che ti assale per l’interrogazione, per il compito in classe e per il problema la cui soluzione ti dà filo da torcere. E che dire del francese con l’insegnante bravissima che se non chiedevi di uscire per un bisogno impellente in francese te la potevi fare addosso? E la filosofia diventata per me una vera passione ? eh sì che ero prevenuta , che senso aveva studiare, analizzare, sviscerare il pensiero di altri vissuti in epoche a me lontane, fuori dalla mia contngenza ? E poi incontri il Prof Costabile e con lui la filosofia diventa incanto, che mi ammaliava, mi rapiva trasportandomi in altre dimensioni, e me ne sono innamorata. Un legame tra astrazione di pensiero e analisi logica matematica che seduce e affascina la mia irrequietezza.  E ancora lo sport, il gioco, pallacanestro e pallavolo con la Prof Curcio : è il passato che  diventa presente e con esso si confonde, forse; e la prof di scienze che ci spronava a cercare sempre il “ quid ” di ogni cosa. E io che ne sono sempre in cerca tuttora. E poi la classe , i compagni  a maggioranza maschile, le donne sempre un terzo, rigorosamente in grembiule nero : con alcuni siamo in contatto, qualcuno non c’è più , ognuno ha seguito la propria strada e ogni tanto è sempre piacevole confrontarsi qui e ora con la memoria di allora, quando l’agonismo della sana competizione e la gioventù goliardica distraevano da rapporti umani più consapevoli Ringrazio, dunque, dall’alto dei primi 50 dalla maturità, tutto l’ambiente scolastico di quegli anni per quello che mi ha trasmesso, aiuto prezioso nel mio vissuto.

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Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra

DICEMBRE

 

É dicembre un mese strano,
ricco solo di sorprese,
neve ai monti e gelo al piano…

Manda l’anno ad un paese
che nessuno ha mai veduto,
ad un paese sconosciuto.

Di una lunga processione
egli viene sempre in fondo;
si diverte mezzo mondo
a vestirsi da vecchione,
e poi quante ne combina
con quell’aria birichina!

Sembra a volte cattivello,
sempre burbero e scontroso,
ma ha un cuor d’oro, un cuore bello,
verso i poveri pietoso
e col gelo e lo squallore
porta al mondo il più bel fiore!

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