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Archive for ottobre 2014

Hummus

Hummus

Che  io sia curiosa, lo sa chi mi conosce bene; e chi mi conosce bene sa pure che amo trasferire la mia curiosità in tutto quello che faccio, pure in cucina naturalmente. In questo senso mi dà una mano importante Giovanni, il mio secondogenito, che tra le sue caratteristiche annovera anche quelle di giramondo e assaggiatore : ama, infatti, viaggiare e assaggiare i cibi dei luoghi in cui si trova. Qualche tempo fa in Giordania ha gustato l’Hummus e me ne ha decantato la bontà; detto fatto, oggi ho voluto sperimentare questo piatto. Prima di tutto in un padellino antiaderente ho fatto tostare delicatamente una manciata di semi di sesamo, la cui scorta in casa non manca mai, facendo attenzione che non brucino altrimenti diventano amari. Dopodichè li ho pestati nel mortaio a mano fino a farne una pasta; questa operazione si può fare anche nel mixer, ma io ho preferito farla artigianalmente per non alterare il sapore del sesamo. Messa da parte la crema di sesamo, altrimenti detta tahina che si trova pure già pronta in barattolo  nei  supermercati, nello stesso  padellino, insieme ad un cucchiaio scarso di olio, io uso sempre quello di oliva, ho messo a scaldare uno spicchio d’aglio tritato e un pò di peperoncino , che si può utilizzare fresco oppure macinato; dopo qualche minuto ho aggiunto quel pugno di ceci che erano avanzati ieri, scolati dalla loro acqua di cottura e già salati, anche se io uso poco sale, e li ho lasciati asciugare per alcuni minuti. Quando li ho visti ben asciutti ho messo tutto nel robot insieme alla pasta di sesamo, al succo di un limone grosso, o di due piccoli, e ad un pò di prezzemolo tritato. E poscia ho impiattato. Per regolarne la  densità a seconda del gusto  si può aggiungere acqua di cottura dei ceci o in mancanza un poco di acqua semplice. Il risultato è stato eccellente, non so se reminiscenze  della presenza araba nel nostro territorio influenzi tuttora i nostri gusti, ma bisogna provare per credere, ne vale la pena veramente. Guarda caso ho fatto un altro piatto vegetariano, anzi vegano. Consigliato a tutti, credetemi.

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Calcaterra e De Silva

Calcaterra e De Silva

 

Crisalide come metamorfosi. l’organizzazione mafiosa che lucra grossi guadagna con traffici internazionali di droga e droghe con il coinvolgimento  di alte istituzioni della politica e dei servizi segreti e appendici nella manovalanza locale, siciliana e calabrese e non solo, non poteva scegliere nome più appropriato e Calcaterra percorre  la strada più difficile e rischiosa per riuscire a far uscire fuori finalmente la farfalla. Il bravo Commissari conosce bene i colleghi della Squadra e  sa bene  che è facile, come al solito,  raggirarli con minimi espedienti per deviarne l’attenzione e i poliziotti giungono sempre buoni ultimi  nell’azione già programmata. La polizia, puntata dopo puntata, ne esce piuttosto malconcia e Calcaterra appare come un alieno disposto a rischiare la propria pelle attimo su attimo, correndo un vero e proprio slalom che lo porti senza soluzione di continuità a scovare i vertici della potente organizzazione Crisalide e la sua importante pedina De Silva. Domenico Calcaterra, nel mirino di molti potenti che vorrebbero eliminarlo, riesce a schivare i pericoli anche se dovrà pagare per questo un prezzo elevato, come il rapporto fisico con Rachele Ragno, del cui fascino sarà vittima. E riuscirà a sopravvivere anche all’ennesima pistola che gli viene rivolta contro.

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Rosy Abate e Domenico Calcaterra

Rosy Abate e Domenico Calcaterra

Riuscire a fingere così bene da ingannare anche i suoi collaboratori più fidati. Certo è difficile immaginare che un poliziotto possa essere disposto ad apparire un delinquente e a rischiare ogni attimo della propria vita di essere ucciso pur di raggiungere il “nobile” obiettivo di sconfiggere Crisalide, l’organizzazione mafiosa-istituzionale che tiene le fila della corruzione per lucrare senza scrupoli in maniera subdola attraverso pedine dei servizi segreti, che si inseriscono nelle lotte tra famiglie mafiose per destabilizzare il sistema. “Lo Stato, Ma quale Stato, quello che fa le leggi e poi non le fa rispettare? Lo Stato che mi dovrebbe rappresentare e invece mi perseguita” . Queste frasi  pronunciate da Calcaterra riflettono un sentimento molto  diffuso oggi tra i cittadini italiani, che si sentono traditi dalla massima istituzione politica che dovrebbe essere deputata a tutelarli e proteggerli. Quello Stato, dunque, vuole neutralizzare  il lavoro della squadra antimafia e cerca di incastrare il suo capo, ma pare che questo poliziotto abbia abbracciato il suo lavoro come una vera e propria missione.  Calcaterra è un poliziotto che piace: spregiudicato fino alle estreme conseguenze sia nella professione che nel privato, è combattuto tra sentimenti profondi che lo spingono tra le braccia di persone completamente agli antipodi; da un lato la passione per Rosy Abate, la dura mafiosa con un tenero cuore di mamma affranto per l’atroce morte del figlioletto; dall’altro il sentimento per Lara Colombo, la poliziotta collega diligente. Andrà in convento Rosy,  per restare in terra sicula e poter  ancora fare da protagonista nella kermesse mafiosa oppure si convertirà ad un cambiamento radicale di vita? E il Commissario Calcaterra riuscirà ad alzare il velo sugli oscuri misteri e misfatti di Crisalide? Alla prossima.

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Gli spaghetti sono simbolo incontrastato dell’Italia da tempi immemorabili; anche se la loro nascita pare possa essere stata in Cina o nei paesi arabi, come alcuni vogliono, in effetti uno degli elementi identificativi dell’Italia nell’immaginario collettivo sono proprio questi fili, fili di spago, appunto, conditi nei modi più vari possibili. Così famosi da essere mitizzati anche in vari contesti artistici, come nel cinema, per esempio, con il ciclo “Spaghetti western” del regista italiano Sergio Leone e nella canzone come richiama la romantica melodia di Bongusto.

spaghetti01Di fatto, la cucina è una vera e propria arte, attualmente  per certi versi trascurata a causa della schizofrenia della vita quotidiana, anche se la manualità artigiana dà un sapore particolare alle pietanze che si impregnano dell’energia di chi le prepara con cura, attenzione e amore. Perchè secondo me, cucinare è un vero e proprio atto d’amore da condividere con i propri convitati. E  proprio oggi io mi sono voluta sbizzarrire a preparare un piatto di spaghetti insolito. Ho preso due zucchine di media grandezza raccolte nell’orto grazie alla cura di mio marito, e le ho tagliate a fili, le ho fatte tostare in padella antiaderente senza alcun condimento. Asciugati i fili, li ho messi in una pirofila irrorandoli con gocce di limone, rigorosamente non trattato, dei quali la nostra terra calabra è generosa. Nella stessa padella ho adagiato, poi, dei pomodorini ciliegino  tagliati a metà, anche questi dell’orto di famiglia, in compagnia di due cucchiai di aceto, aceto di vino naturalmente che è proprio “divino”. Evaporati l’aceto e l’acqua dei pomodori, ho aggiunto questi ultimi ai fili di zucchine mescolando con delicatezza. Ho guarnito poi con zenzero, scorza di limone grattugiata, rucola, prezzemolo, un tocco di peperoncino che non guasta mai, un pizzico di polvere di cedrina, e di polvere di rosa. E’ venuto fuori un piatto prelibato e, senza volerlo, vegetariano, anzi direi proprio vegano; ma qui ognuno può lavorare di fantasia, anche perchè il piatto è consigliato a tutti.
Gli “Spaghetti di zucchine“, infatti si possono condire sia con molluschi e crostacei, sia con sughi a base di carne, ragù oppure pancetta oppure anche alla carbonara, o anche con pinoli leggermente abbrustoliti, con noci e/o mandorle tritate, con granella di nocciole,  e via di questo passo. Provare per credere e gustarne la bontà. E se qualche schizzinoso dovesse storcere il naso, magari gli capiterà di assaporarli con piacere senza accorgersi della materia prima.

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Il Commissario Domenico Calcaterra

Il Commissario Domenico Calcaterra

 

 

 

Veronica Colombo non è morta. L’avrà salvata il solito  De Silva perchè ancora serve alla causa Crisalide. Nella puntata di ieri sera, lunedi 6 ottobre  il “già sindaco” altamente colluso dovrebbe essere morta in uno degli attentati incendiari esplosivi  che hanno seminato numerosi morti. In questa serie emerge il tessuto intricato delle collusioni tra politica e mafia con il ruolo dei servizi segreti sempre più importante. Filippo De Silva, pedina fondamentale e spregiudicata degli organismi occulti “istituzionali” arriva sempre prima infiltrandosi magicamente in ogni stanza sia delle famiglie mafiose per eccellenza, sia delle forze dell’ordine, le quali giungono comunque per ultime non riuscendo a completare in maniera vincente le loro azioni seppure pensate in maniera dettagliata. Il Commissario  appare sempre sopra le righe e anche se le storie che ci racconta “questa squadra” sono , secondo me, più che verosimili, a me riesce difficile pensare che un poliziotto possa agire come l’affascinante Domenico Calcaterra, che cattura molto pubblico con i suoi tormenti sentimentali e professionali. Bravi gli attori, tutti, che rendono molto credibili i personaggi che interpretano. da Rosy Abate a Pietrangeli, da Sciuto a Lara Colombo e Leoni, Rachele, Ettore, Don Carmine e compagnia bella. Non so se sarà data la possibilità al pubblico che ama questa fiction, di conoscere gli obiettivi delle trame  che sottendono le evoluzioni della  Crisalide, i cui responsabili sono disposti a qualsiasi crimine per inseguire i propri progetti, oppure se i disegni di questa organizzazione dai tentacoli lunghissimi resteranno nell’ombra, come spesso purtroppo accade nella vita reale. Vedremo.

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Come dire “ragazze in gamba, anzi in gambissima”

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Sabato sera ho visto su raiuno la tv che mi  piace: la partita di pallavolo tra le ragazze azzurre e quelle giapponesi, vinta dalle italiane, che si sono così guadagnate l’accesso alla  terza fase  del campionato mondiale. Hanno vinto con grinta queste bravissime ragazze, con grinta, con coraggio ,con fatica, con tecnica e preparazione; hanno vinto con il cuore e con l’anima.e hanno vinto anche con le gambe per essere padrone del campo. Le stesse qualità che abbiamo visto  subito dopo a Ballando con le stelle, dove abbiamo potuto ammirare estasiati la bravura e il fascino di un Albertazzi che non finisce mai di stupire. La stella tra le stelle però, questa sera è stata Giusy Versace : che dire di questa ragazza? ! le mie parole, le mie considerazioni sono comunque riduttive. .  images Se Giusy non fosse stata vittima di quel maledetto incidente che le ha tranciato via entrambe le gambe, sicuramente avrebbe fatto una vita normalissima, magari di manager in una  Maison di moda, senza tanto clamore. Giusy, con un carattere determinato e volitivo, una tempra da vera Reggina di Calabria, ha trasformato la tragedia in opportunità dalle  infinite risorse, ha trasformato il dolore in azione, rovesciando il problema. L’ha scritto nel suo libro, lo ha fatto e lo fa  con l’impegno nel sociale e in ambito sportivo dove miete successi a valanga. e adesso  questa nuova avventura al fortunato programma della Carlucci, dove Giusy si è imposta con  coraggio e  umiltà e determinazione, con fatica e tecnica e preparazione, ma ha vinto anche e soprattutto con le gambe, sulle quali scherza con una certa nonchalance e ironia  intelligenti per esorcizzare il problema e con le quali ha calcato da padrona il palcoscenico con magia e con quel  sorriso accattivante, con il quale nasconde la sua sofferenza , che è un inno alla vita. Che gambe ha questa ragazza, verrebbe subito da dire. e vorresti toccarle per verificare che non siano di pelle e ossa, vorresti tastare i piedi per la prima volta nei tacchi così alti, di rigore per quel ballo; che sorriso contagioso! Brave ragazze della pallavolo e bravissima Giusy, oggi la scena è tutta tua  a simboleggiare quante conquiste si possono realizzare con l’ingegno e le virtù, come dire in questo caso come non mai che è proprio vero che “volere e potere”. Grazie Giusy, grazie per queste perle di vita che regali con naturalezza  gioiosa e avanti tutta.

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Il  lungomare di Reggio Calabria in uno scatto di Peppe Caridi

Corsi e ricorsi della storia; aveva visto giusto certo Giambattista Vico elaborando la relativa teoria. Perchè ritornano, eccome se ritornano. Ritornano fatti, situazioni e ritornano pure le persone. Sì, perchè ritornano anche i famosi Mille di Garibaldi che, reclutati in tutta la penisola, si  impegnavano con tutte le loro forze a conquistare il Meridione d’Italia in nome di una unificazione che altro non era di fatto che la colonizzazione di buona parte del Paese ricca per storia, cultura, con un’ economia florida come era il Meridione, detto con migliore denominazione Regno delle Due Sicilie, da parte dell’altra parte povera, ignorante, imbarbarita come era il Nord d’Italia all’epoca, che  dilapidava impietosamente le sostanze meridionali per impinguare le proprie casse. I Mille, dicevo, sono tornati, si sono rivitalizzati, non come popolo allogeno ma in veste  di indigeni, reggini appunto, e  sono partiti alla conquista, questa volta, di una città. Sì, adesso il loro obiettivo è la conquista di un luogo limitato,ancorchè piccolo: essi si concentrano su Reggio Di Calabria per deciderne le “magnifiche  sorti e progressive” : una vera e propria carovana, anzi , per meglio dire,un caravanserraglio nel quale i Nostri Mille , si fa per dire “nostri”naturalmente, si trovano ammucchiati e fanno a gomitate e spintoni per poter respirare e non morire soffocati.Che brutta morte, quella per soffocamento! Eppure Mille reggini si sono dichiarati pronti a sacrificarsi, ad immolarsi sull’altare della cosa pubblica, proprio quella “res publica”  il cui studio mi aveva tanto affascinato da farmi pensare che la politica fosse una scienza sociale elevata dal valore assoluto, che la politica fosse per antonomasia l’arte di ben amministrare la città. Aldilà delle metafore  resta il fatto che per le prossime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Di Calabria, scende in campo un vero e proprio esercito di poco meno di mille candidati con nove, e dico nove,  alla prima poltrona di regnante-sindaco.  Questo vuol dire che una città di circa 190.000 abitanti su una superficie di circa 236 chilometri quadrati ha nove poli: un polo ogni 26 chilometri, un candidato ogni 18000 abitanti.Cose da pazzi.  Roba da commedia , anzi da farsa  :quasi quasi verrebbe da ridere, se non ci fosse invece da piangere. Piangere sì, perchè se si vuole bene alla propria città ci si raduna, si discute, si dibatte e poi si decide per il bene pubblico : due poli, con due, e solo due, candidati a sindaco, e l’elettore sceglie . Io devo assistere ad uno spettacolo indecoroso, anzi indecente, nel quale la città è ignorata per fare spazio ai litiganti : e ce n’è per tutti, proprio per tutti; liberi professionisti, impiegati e dirigenti, voltagabbana e camaleonti, traditori e mercenari, massoni e illuminati, mestieranti del politicume;  tutti lastricano le strade cittadine mendicando un voto come mentecatti. Naturalmente tra questa moltitudine amorfa ci sono anche le persone per bene, quelle oneste e leali, ma si confondono nella torre di Babele dei linguaggi e dei comportamenti. Questa città in questo momento storico ha bisogno proprio di questo, ha bisogno di un esercito di Mille persone volenterose, come sono sicuramente tutti i candidati, che comincino a spazzare le strade per ripulirle dal  puzzo che le pervade per i rifiuti che ingombrano le vie, dove bisogna fare vere e proprie gimkane per evitare buche e acque che scorrono imperiture dagli impianti fognari e idraulici, che valorizzino i siti archeologici e i beni culturali, che promuovano con fatti il turismo, che curino la manutenzione del tapis roulant un fiore all’occhiello che molti ci invidiano. In questi ambiti sicuramente l’esercito dei Mille, proprio da album Panini, si adopererà in prima persona senza alcun risparmio.Questi valorosi  Mille si sacrificano  con spavalda baldanza per il bene della città perchè ne conoscono  la nobile storia, e mi riferisco al  Cenide e all’antichissima Colonna Reggina , e mi riferisco alla Reggio polis della Magna Grecia, oggi declassata a …magna….magna,  e a quella città dove Augusto Imperatore manda a soggiornare la vivace figlia Giulia, e a quella celebrata nella Chansons D’Aprèmont e  da Andrea Da Barberino ne I Reali di Francia. per non dire degli stretti legami tra la  città e gli  “de” e personaggi mitici come Aschenez, Poseidone, Nettuno, Apollo e il re Italo, da cui il nome a tutta la penisola.Su tutto questo e molto altro ancora i Mille sono eruditi perchè, dopo avere appreso la nostra storia sui banchi di scuola, si sa, tutti lo sanno che  nelle nostre scuole viene insegnata la storia vera del territorio come disciplina obbligatoria, poi dopo ognuno di loro prima di lanciarsi nell’agone politico, ha voluto doverosamente approfondire per essere preparato e, forti di cultura e civiltà  storiche, della quale trasuda ogni pietra cittadina, possano sentirsi orgogliosi di calpestarne il suolo. Reggio oggi è lo specchio di uno stato che manca, quello stato che mi dovrebbe rappresentare e dal quale invece mi sento tradita; quello stato che come una piovra mafiosa ogni giorno mi aggredisce soffocando la mia libertà   E  adesso sono stanca, stanca di dare ancora fiducia a qualcuno. La ferita, la rabbia, la mia indignazione sono così forti che mi vien voglia di spedire tutta la carovana dei Mille a quel paese  senza se e senza ma e vorrei dimettermi da cittadina, solo che è impossibile: una volta rinunciato ai miei diritti politici non dovrei almeno pagare le tasse, ma questo è impossibile, ragion per cui il mio tormento è ancora maggiore.  A questo punto  l’unico modo per esprimere il mio pensiero in questo ambito risiede nel mio voto, io questa volta non andrò a votare e lo farò con sofferenza. Devo per questo chiedere scusa ai miei figli, ai quali ho sempre cercato di trasmettere la necessità di sentirsi protagonisti  della vita pubblica con la partecipazione attiva. Scusate ragazzi, ma questo spettacolo mi causa nausea, preferisco andare nell’orto. ne va della mia salute, fisica e mentale. E ricordo sempre quello che diceva Mercadante il mio docente di Scienza della Politica sostenendo che quella italiana è una demoplutocrazia giudaico massonica e massonica giudaica.Con la speranza che il futuro dei miei figli sia migliore.

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…….nella competizione elettorale del 26 Ottobre  2014 in REGGIO CALABRIA

Reggio_calabriaFa piacere leggere su strettoweb.com il nome di chi dedica le proprie energie per la città natale.
Reggio fino ad oggi è vissuta con un mondo culturale modesto, in modo parassitario rispetto ad una produzione di idee che si è avuta altrove.
Da anni scrivo quale studioso delle problematiche che riguardano i processi d’industrializzazione di Reggio Calabria, quale centro superiore ai 10.000 abitanti, avanzando critiche e proposte, indicazioni e progetti per fare della mia città “una grande Reggio”.
I Reggini, dalle indagini in mio possesso, gradirebbero candidature politiche in grado di proporre strade, aeroporti, navigli, 20-30.000 stanze per ospitare convegni e turisti in visita ai Bronzi o per trovar posto nell’intero spazio del “Tempio dello Stretto”.
Lo Stretto di Messina è infatti un Tempio, come mi suggerì un’ispirazione sul Rio delle Amazzoni, attorno ai fantastici giochi di acqua e rosoni inghirlandate di alghe, quasi alla stregua di una ricamatrice che mette foglia e fuscello assieme con la rondine mentre costruisce il suo nido. Quanti hanno avuto nel mondo nuove conoscenze, naturali e costruttive, economiche e finanziarie, di ricerca e di sviluppo, di produzione agricola e industriale, cinematografiche e artistiche: questi sono coloro che possono formulare proposte necessarie a Reggio Calabria.
Si può dire che Reggio rimane una città “morta” contrariamente ad altre realtà urbanistiche che un tempo erano villaggi o paesi e che oggi sono centri turistici ed industriali di tutto rispetto (Latina, città industriale, San Giovanni Rotondo, città religiosa, Albinia città agricolo-turistica-industriale, ecc.).
Proprio in questi giorni mi sono imbattuto in un vecchio mio scritto : “Posizioni – SANSONETTI, ALVARO, SURACI”.
Solo la dott. Mimma Suraci, secondo me, ha mostrato nel tempo “una piacevole fede reggina”.
Nei riferimenti alla politica del Sud e reggina tralascia volutamente il momento ideologico del voto (centro, destra o sinistra): la Suraci con le sue pubblicazioni fornisce un ampio spettro culturale a Reggio. La sua preparazione e la conoscenza delle problematiche sociali che la città vive le consentono di immaginare soluzioni, anche sulla scorta dell’aiuto di collaboratori esterni e lontani della cultura locale, il che potrebbe creare una osmosi culturale e politica.
I candidati non possono presentarsi ai cittadini solamente ed esclusivamente nello stretto periodo elettorale per chiedere il voto e poi eclissarsi tralasciando il senso civico verso la città.
Allora, povera città come accaduto nella tornate politiche negli anni precedenti ritenute fallimentari.
In un mio scritto invitavo i giovanì a vigilare, la qual cosa è stata non sufficientemente considerata a causa della mancanza di un scuola politica o di un centro di preparazione preposto a tal fine.
Nei miei riferimenti scritti mi sono, poi, permesso d’inviare i vecchi politici tutti “all’inferno” a correre sempre…. per aver tradito la loro Reggio, città bellissima adorna di giardini in fiore, di gelsomini, e di profumata zagara
Un riconoscimento particolare deve essere invece riservato all’On. Giuseppe Reale in quanto nel verbale della donazione del Capoluogo (verbale del 21 febbraio 1971) ha salvato la mia onorabilità, e penso anche della città perchè in quanto reggino si è rifiutato di sottoscrivere il verbale, atto indecoroso per la politica italiana ed in particolare per la Calabria e Reggio, condannata ancora a patire quel danno L’on. Giuseppe Reale, prosegue onorevolmente il viaggio nell’oltretomba assieme a Dante e Virgilio.
I reggini giovani non possono fare errori come nel passato! E’finita la politica del compare, sperando che i giovani abbiano capito la fine di un’era.

Dott. Vincenzo De Benedetto Roma : OSSERVATORIOROMANO. ALTERVISTA.ORG

Ho ricevuto questo scritto dal Prof. De Benedetto e lo pubblico integralmente anche se non condivido tutto relativamente alla città di Reggio. Lo ringrazio per gli elogi  sulla mia persona e apprezzo infinitamente quanto scrive su Giuseppe Reale, uomo al di sopra di ogni sospetto e dalla fede reggina indiscutibile, che si è speso per la nostra città senza mai risparmiarsi con coraggio, lealtà e onestà. Sulle prossime elezioni comunali rimando ad un mio articolo, dove esprimo senza peli sulla lingua, come è mio costume, ciò che penso.

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