Ci chiamavano così da piccole, Memè e Mimì, due sorelline con i genitori : una famigliola felice. Un brutto giorno di fine agosto , improvvisamente Giovanni, il re della Famiglia ,accusa un mal di testa che il medico non ha ben diagnosticato, e in men di due ore, ci lascia.
Ricordo i funerali, con noi due rigorosamente vestite di nero, con le solite trecce lunghe, a seguire la bara. Avevamo 5 e 7 anni e ancora non capivamo il senso della vita, che prevede nascita e morte. Ci dicevano la solita frase di circostanza che papà è salito al cielo, ma a vedere le lacrime di mamma, la regina della Casa, non riuscivamo a capire perchè il cielo fosse così cattivo. Noi due, indicate dall’immaginario collettivo dei compaesani come le due povere orfanelle, di fatto siamo state principesse , eredi di valori importanti, tra i quali, come fari sempre accesi, la libertà personale, la ricerca della verità a qualsiasi costo, il rispetto verso tutti, la serietà nei confronti di qualsiasi impegno, e la lealtà; per uno stile di vita sulle ali di sempre del vero, del giusto e del bello.
Le nostre corone in testa sono sempre state le nostre idee, le nostre convinzioni, da portare sempre avanti e da difendere da qualsiasi attacco.
In questi giorni che tanto si è parlato dei principini inglesi, che hanno accompagnato la bisnonna nell’ultimo viaggio, ho rivissuto con particolare emozione quei momenti di 70 anni fa, che sono sempre scolpiti con inchiostro indelebile nella mia memoria.
Archive for the ‘Foto’ Category
Memè e Mimì
Posted in Attualità, Di tutto un pò, Foto, tagged bisnonna, fine agosto, Giovanni, mamma, Memè, Mimì, papà, papà e mamma, principesse, re, regina on settembre 19, 2022| Leave a Comment »
Dicembre di Luisa Nason
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Di tutto un pò, Foto, Poesie Filastrocche e simili, tagged dicembre, dicembre ammazza l'anno e lo sotterra, dicembre poesia, Luisa Nason on dicembre 5, 2019| Leave a Comment »
Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra
DICEMBRE
É dicembre un mese strano,
ricco solo di sorprese,
neve ai monti e gelo al piano…
Manda l’anno ad un paese
che nessuno ha mai veduto,
ad un paese sconosciuto.
Di una lunga processione
egli viene sempre in fondo;
si diverte mezzo mondo
a vestirsi da vecchione,
e poi quante ne combina
con quell’aria birichina!
Sembra a volte cattivello,
sempre burbero e scontroso,
ma ha un cuor d’oro, un cuore bello,
verso i poveri pietoso
e col gelo e lo squallore
porta al mondo il più bel fiore!
Quando il prete ti chiude il telefono in faccia
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Di tutto un pò, Foto, Reggio Calabria & dintorni, tagged 1931, 4 agosto, 4 agosto san domenico, Carmela Suraci, Chiesa di S. Stefano in Aspromonte, Chiesa parrocchiale di S. Stefano in Aspromonte, curia Reggio Calabria, Francesco Siclari, Giovanni Suraci, Mimma Suraci, Pasquale Geria, portone della Chiesa di S. Stefano, S. Stefano in Aspromonte, san domenico, segretario vescovo morosini, Vescovo Morosini on aprile 14, 2018| Leave a Comment »
est modus in rebus, sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum" ( Orazio )
La storia è bella e affascinante, e riguarda una intera comunità.
Tempo fa urgeva restaurare il portone della Chiesa parrocchiale di S. Stefano in Aspromonte, il paese che mi ha dato i natali e al quale sono affezionata aldilà di ogni mero interesse . Il restauro viene affidato ad una bottega artigiana del luogo specializzata in lavori di gran pregio, che attende all’opera con massima cura dei particolari. Il portone è monumentale e costituito da quattro parti : due battenti principali grandi e due piccoli per le porte laterali; ognuna di queste parti poi si apre a libro con giochi di incastro minuziosi e sofisticati, che l’usura del tempo e infiltrazioni d’acqua hanno danneggiato senza intaccare, per fortuna, l’opera originale che si evidenzia di vero cesello. Nella parte interna di una delle porte principali c’è un rettangolo di carta, che porta una scritta, ripetuta anche direttamente sul legno. “Giuseppe, Giovanni e Domenico Suraci realizzano e offrono il portone in memoria del proprio padre Domenico su espressa volontà della mamma Carmela 4 Agosto 1931. ”
A questo punto il giovane artigiano si pone alla ricerca per sapere qualcosa di più e, chiedi di qua, domanda di là, qualche persona anziana individua finalmente nello scritto la famiglia Suraci, proprio la mia famiglia d’origine.
Quando mia sorella e io siamo state messe a conoscenza del fatto, ci siamo recate presso la bottega e con grande stupore ed emozione abbiamo ammirato l’importante e raffinata opera e il messaggio in essa custodito per essere tramandato ai posteri. A questo punto è stato facile ricostruire i fatti.
L’attuale Chiesa parrocchiale del Paese è stata costruita nei primissimi anni trenta del secolo scorso, il 1900, e la nonna Carmela Morabito ha voluto fare omaggio del portone attraverso i figli impegnati all’epoca in un laboratorio di falegnameria conosciuto per la raffinatezza e il pregio delle opere grazie alla competenza del maetro Domenico, mio zio, che ha fatto scuola nel territorio ai numerosi discepoli che frequentavano il laboratorio, come dimostrano le molte opere realizzate compreso il portone, del quale stiamo qui narrando la storia.
La data 4 agosto, giorno in cui la Chiesa cattolica ricordava San Domenico, è significativa in quanto vuole evidenziare che l’opera è dedicata al marito Domenico, nonno Suraci, da poco deceduto. Il foglietto di carta con la scritta aveva urgente bisogno anch’esso di restauro e il Parroco, nella persona del signor Pasquale Geria se ne è assunto l’incarico; con il passare dei giorni venivano, però, fuori idee diverse e piuttosto aleatorie. Il documento, perché di questo si tratta, si deve restaurare, no; va conservato in archivio cosi com’è. Insomma si dice e non si dice. Per approfondire la situazione, chiamo via telefono il prete e chiedo un appuntamento, perché preferisco parlare de visu e non per filo; il sacerdote mi chiede l’argomento e mi risponde con prepotente arroganza che lui sa quello che c’è da fare, per cui è inutile incontrarsi; e mentre cerco, con estrema educazione, di farmi indicare data e orario per un eventuale confronto, mi chiude il telefono in faccia blaterando e imprecando frasi incomprensibili. Dopo di che vado in Curia a cercare Monsignor Arcivescovo, che è fuori sede, e mi informano che per parlare con Sua Eminenza bisogna prendere appuntamento con il Segretario, nella persona del Sacerdote Francesco Siclari. Evidentemente vige un modus vivendi, una prassi ufficiale nell’ambiente religioso, perché, raggiunto al telefono, sempre con estrema cortesia, prima mi chiede l’argomento, poi il mio interlocutore, il segretario, si inerpica in un’altra discussione inutile e arzigogolata, e percepisce che avrei voglia di abbassare la cornetta, io questa volta, ma io sono educata e civile e non ho bisogno la tutela, la copertura, delle guarentigie ecclesiatiche, e ne vado fiera.Godo e vado fiera della mia libertà di pensiero e di espressione con rispetto ed educazione verso tutti, valori che contraddistinguono il mio stile di vita a prescindere, sempre e comunque. Il racconto dei fatti finisce qui.
Fosse stata una persona intelligente e saggia, il prete avrebbe partecipato alla popolazione con gioia, attenzione e cura i fatti, condividendo una storia della quale gli stessi autori, mio padre e i miei zii, hanno voluto lasciare testimonianza scritta. E comunque il foglio di carta con la scritta andava sicuramente e obbligatoriamente restaurato e riposto con cura nel luogo dove gli autori l’avevano inserito. Come dire che il Signor Pasquale Geria ha commesso un abuso di potere, del quale deve dare conto a me a mia sorella e a tutta la comunità, perchè si tratta di fatti pubblici. C’è da dire, poi, che la Chiesa è un luogo pubblico che appartiene al territorio e a tutta la comunità, sicuramente non al sacerdote, il quale si trova nel luogo di passaggio e dovrebbe gestire la cosa pubblica come un custode, come un buon padre di famiglia. Altrochè. Tutti e due gli interlocutori in questa fattispecie, i Signori, si fa per dire, Sacerdoti Geria e Siclari, sono stati supponenti, villani, scostumati, arroganti e stupidi. E dire che chiedevo solo, probabilmente con troppa educazione, solo un appuntamento !………
Noi che……..in cerca del “Quid”
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Di tutto un pò, Foto, Reggio Calabria & dintorni, tagged in cerca del quid, liceo scientivico Leonardo Da Vinci di Reggio Calabria, noi che, quelli della V A, quinta A di 48 anni fa on ottobre 12, 2017| Leave a Comment »
Repetita juvant
Spesso la ripetizione di qualcosa annoia, stanca, irrita, aldilà dei modi di dire. In questo caso la locuzione è pertinente anche come metafora. Non si tratta qui, infatti, di ripetizione di parole, ma di situazioni. . Prendi, dunque, un gruppo di compagni di liceo che dopo 48 anni dalla maturità si riuniscono goliardicamente e,come per magia, si ritrovano nell’atmosfera della classe scolastica in maniera più spensierata e amabile. Ed ecco che tra la vivacità briosa di un chiaro di Luna Ribelle e l? accoglienza in certo modo sofisticata del Circolo del Bridge l’11 e il 26 di settembre, nel breve giro di quindici giorni ci si ritrova in due incontri ravvicinati…….del terzo tipo, come dire della terza ( ?) età.
La competizione e l’agonismo, le tensione che ti stringe lo stomaco tra una interrogazione e un compito in classe, la preoccupazione che frena, e, forse pure talora, inibisce il tuo io, per non urtare la suscettibilità di un gruppo docenti bravissimo e severo, lasciano adesso il posto ad una serena e cordiale convivialità, ritrovando uno spirito di gruppo libero da ogni forma di condizionamento e, quindi, spontaneo e genuino. Il gruppo è piacevolmente aperto, nel senso che ci si rivede anche con compagni con i quali si è fatto un percorso scolastico limitato, e questo contribuisce ad allargare la prospettiva con l’arricchimento di episodi diversi. IL gruppo, questo nostro gruppo spontaneo è pure osmotico, perchè vivacizzato da vicendevoli scambi culturali e di esperienze di vita vissuta in dimensioni diverse. E tra pantagrueliche portate di cibo riemerge prepotente la memoria di episodi, fatti e misfatti mai in oblio, ma in certo senso accantonati in apnea in attesa di tornare a galla più vividi che mai. Fisionomie modificate dal tempo che devi sforzarti per riconoscere, nomi che rimbalzano per poi collegarli ad un fisico, alcune volte modificato dal tempo, per ricercare ancora il quid ( ? ) e ritrovarsi, con sentimenti di amicizia rinnovati . Abbiamo salutato tutti con piacere, dunque, l’iniziativa di Sergio, che è riuscito a radunare molti di noi, in giro qui e là per il mondo, per il primo degli incontri di questo settembre 2017; sempre Sergio, successivamente, ha coordinato il secondo incontro su espressa richiesta di Totò, che è stato il mattatore della serata.Ho pensato di fissare per iscritto queste mie riflessioni raccogliendo il materiale prodotto fino ad ora, le foto, quelle degli anni del liceo e le altre successive, insieme alla bella lettera di Roberto in occasione del primo degli ultimi due incontri. Sarebbe bello che ognuno di noi contribuisse con le proprie considerazioni ad arricchire questi scritti, magari con il racconto di aneddoti che hanno lasciato il segno, attualizzandone la memoria, e anche con esperienze del proprio vissuto Poi potremmo raccogliere tutto il materiale in una specie di reportage, un instant book aperto, in itinere, nel segno della continuità con il girotondo che ogni tanto facevamo tenendoci per mano nel cortile della nostra scuola, e che in seguito è continuato come percorso di vita di ognuno di noi in giro qui e là per il mondo.
A margine ho messo le foto vecchie, mie e di Roberto, e recenti e chiedo scusa se c’è una certa confusione, ma questo spazio è solo un blog dove non posso muovermi con professionalità. Eventualmente, volendo, potremmo ordinare tutto il materiale e riprodurlo su cartaceo .
E’ d’obbligo, a questo punto, ricordare come nasce la storia dell ‘ormai famoso Quid
Insegnante di scienze ( gesticola con la mano, apre e chiude le dita) : “ Voi dovete cercare il -Quid- di ogni cosa”
Totò si alza e, chino a terra, va in giro per l’aula guardando e riguardando sul pavimento
Insegnate di scienze : Vai fuori, che fai ?
Totò :Professoressa !….. sto cercando il Quid
Enza Meduri. Proprio ora mi è venuto in mente un episodio della prof di scienze: “ricordatevi che l’esame di maturità rappresenta la resa dei conti. Per voi però la resa si tradurrà in una arresa”
Reggio Calabria: compagni del Liceo Da Vinci si ritrovano 48 anni dopo la maturità [LE FOTO DEL PRIMA E DEL DOPO]
Dopo tanti e tanti anni si ritrovano i compagni del Liceo Da Vinci di Reggio Calabria: il racconto della serata
Si sono ritrovati ieri sera in riva allo Stretto, ben 48 anni dopo la maturità, i ragazzi della sezione A del Liceo Da Vinci di Reggio Calabria. Ecco la lettera di un “ex alunno”:
Un salto nel passato.
La telefonata di Sergio che preannuncia un raduno di vecchi compagni di scuola: tanti anni sono passati esattamente 48 dal nostro diploma. E subito ci vengono in mente tutti i compagni: quelli studiosi e quelli meno, quelli belli, quelli simpatici, e la serietà delle nostre compagne. E come poi non ricordarsi dei professori terribili, di quelli geniali, di quelli dall’aspetto di lord, di quelli un po’ nevrotici, di quelli ambigui. E le interrogazioni da far paura che ancora oggi ricordiamo.
E poi, dopo il diploma, ciascuno per la sua strada.
Alla fine i vecchi compagni di scuola, anche quelli più vicini, finiscono per perdersi di vista.La telefonata appena arrivata, quindi, si apre con il cuore in gola: sono passati tanti anni dalla mitica sezione classe A del Liceo Scientifico di RC.
Cominciano i dubbi ed i timori:
saro’ troppo invecchiato perché mi riconoscano?
Mi diranno ma come ti sei trasformato, hai messo anche pancia.
Riusciro’ a ricordare i nomi di tutti i compagni e come eravamo disposti nei banchi?
Il mio aspetto reale e attuale non assomiglia piu’ a quello di tanti anni fa.
Forse mi potrà consolare l’aver realizzato gli obiettivi professionali. Ma questo basterà per conservare la mia vecchia simpatia?
Ed allora mi assale un dilemma: affrontare i miei compagni di scuola con tutti i potenziali rischi dei confronti e dei commenti forse poco piacevoli o inventarsi, invece, un impegno per non essere presenti?
Ma in questo caso la bella idea di ritrovarsi e la mia curiosità prevale sul timore: poi non posso non riconoscere l’impegno di Sergio che come un cane da caccia non ha mollato la preda riuscendo a stanare anche i più riottosi. Ed allora sono presente.
Chissà che fine ha fatto il tale, così bravo a scuola, oppure il tal’ altro, che invece era per tutti un asino patentato?
Chissà se verrà anche la compagna vicina di banco che mi passava il compito e che per anni mi ha accompagnato nei miei pensieri più segreti?
Insomma ho gettato il cuore oltre l’ostacolo, ho spostato i miei impegni e ho fatto di tutto per parteciparvi con tanto entusiamo.
Peccato per coloro che hanno detto all’inizio “ci sarò senza dubbio…” pero’ poi all’ultimo minuto hanno deciso di non partecipare, torturati dalla paura dell’impatto con il passato e del confronto tra chi erano e chi sono: si sono fatti prendere dal panico e hanno finto di essere malati.
Salutati con rammarico da tutto il gruppo che digita partecipe: “Poverino, rimettiti, sarà per la prossima volta”. E in realtà tutti pensano: “mio caro, hai avuto una fifa matta…”.
Alla fine arriva il momento atteso: difficile riconoscere tutti questi signori di mezza età. A volte è solo lo sguardo che aiuta, altre volte è la voce che è rimasta la stessa.
Le compagne di classe, in genere, se la cavano meglio. Anche merito delle maggiori cure che le donne, di norma, dedicano al proprio aspetto. Per alcune il tempo sembra proprio non essere passato: solo le rughette intorno agli occhi, quando sorridono, denunciano che tanti anni se ne sono già andati dall’ultima volta che le avete incontrate. Alcune, anzi, sono più sicure di sé, più consapevoli di piacere al prossimo e persino più magre. La serata passa via veloce tra gli aneddoti del passato raccontati a più voci, i ricordi condivisi, la gita di classe, il professore più amato, e forse le storie d’amore tra compagni.
Forse sarebbe meglio conservare i ricordi della giovinezza e non sottoporsi allo stress di venire giudicati, soppesati per l’aspetto, per la riuscita professionale e personale, quando sarebbe così facile lasciare le cose come stanno.
Ma qualcosa che resta, al di là delle chiacchiere e dei ricordi tra vecchi compagni di scuola, c’è: l’emozione di guardarsi indietro e, con un senso di vertigine, scoprire quanta strada abbiamo fatto e la direzione che abbiamo preso.
È la certezza di venire proprio da lì, di avere delle radici e delle motivazioni in comune con quelli che, a prima vista, sono solo un gruppo di signori di mezza età un po’ sciupati. E invece sono proprio loro: i tuoi amati compagni di scuola.
Un abbraccio
Roberto Trunfio
Spulciando qui e là nell’album di famiglia, un pò in ordine sparso
Posted in Area dello Stretto, Foto, tagged carmine Romeo, dall'album di famiglia, foto di famiglia, stefano Romeo on settembre 7, 2017| Leave a Comment »
Sono 70
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Di tutto un pò, Foto, Poesie Filastrocche e simili, Reggio Calabria & dintorni, Salute, tagged Boris Pasternak, fortissimamente volli., fuoco di s. antonio, Herpes zoster, i miei primi 70 anni, Marianne Moore, mont ventoux, sempre volli, sono 70, volli on luglio 5, 2017| 6 Comments »
“Se mi direte perchè la palude
appare insuperabile
allora io vi dirò perchè io credo
di poterla passare se ci provo” Marianne Moore
Questi versi raccontano in qualche modo i miei primi settanta anni, che di fatto rappresentano il mio eterno presente. Da quando, bimba di appena cinque anni mi devo confrontare con quella avventura che pare sia l’unica Certa che mi porta via in un batter d’occhio il mio caro papà, al mio animo ribelle che mi induce a confliggere sia con l’inquietudine del mio spirito che con tutto ciò che mi appare come ingiusto, falso, ipocrita e menzognero. Dall’esperienza del collegio, sempre contestato dal mio anelito di libertà allo slaloom per prendere in mano la mia vita tra pregiudizi, stereotipi di una società ad impronta maschilista, autoritaria e repressiva. Slegata da ogni forma di atteggiamenti da suffraggetta, proiettata invece a camminare sulle mie gambe, da sola, per non affondare nella palude del conformismo bigotto e puntando solo e sempre sul rispetto dell’altro senza guardare in faccia nessuno e camminare speditamente per inseguire i miei sogni, lasciandomi dietro zavorra e scorie che impediscono l’avanzare.
Non amo i bilanci, preferisco pensare al presente, che riguarda prima di tutto i miei affetti, la mia famiglia d’origine, una mamma con la forza di una quercia e una sorella con la quale condivido tuttora un tratto di strada, il marito con il quale spesso litigo, sempre per e con sconfinato amore , e va bene così, e i tre gioielli dei miei figli che allietano la mia movimentata esistenza. Presente, dunque, che ha visto l’impegno negli studi, nella mia professione e in ambito sociale sempre con entusiasmo, lontano da stereotipi e compromessi di qualsiasi genere, mai appagata, pronta a nuovi stimoli e sempre alla ricerca di nuove avventure senza se e senza ma. Accuso il disagio di vivere in un Paese strano, che, nonostante mi avessero avvisato antenati greci e latini, e poi ancora qualche altro come Dante o Manzoni, giusto per fare qualche nome, mi riesce difficile accettare sulla mia pelle : storture, ingiustizie, illegalità di uno Stato che anzichè tutelarmi, mi aggredisce nel mio quotidiano come i tentacoli di una piovra, dai quali è difficile difendermi. Amo la lettura e vorrei scoprire il significato intimo profondo unico dell’uomo e dell’umanità intera, ma per questo c’è sempre tempo. Ho bisogno probabilmente dei miei secondi settanta, continuando il mio percorso sulle ali di sempre del bello, del giusto e del vero.
Saluto chi ha voglia di leggermi con questi versi di Boris Pasternak che rispecchiano il mio carattere e la mia storia, come meglio non avrei potuto scrivere io stessa
In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.
Sino all’ essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.
Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini , degli avvenimenti,
sentire,amare, vivere, pensare
effettuare scoperte.
E anche se festeggio i miei 70 insieme al Fuoco di Sant’Antonio che mi accompagna da circa un mese tra la calura ambientale, io persevero a gridare “volli, e sempre volli, e fortissimamente volli” per continuare nell’ascesa in solitaria al Mont Ventoux.
Mi piace condividere con i miei Amici di FB questo momento e ringrazio tutti dei graditi auguri con un grande abbraccio virtuale.
Locri : se Caino è lo Stato
Posted in Area dello Stretto, Attualità, Di tutto un pò, Foto, Poesie Filastrocche e simili, Reggio Calabria & dintorni, tagged antimafia, colonia greca, cultura magnogreca, don Ciotti, libera associazione, linea notte, linea notte 20 marzo 2017, locri, Locri Epizefiri, mafia, magna grecia, museo Locri, ndrangheta, presidente mattarella, Reggio Calabria, Sgarbi, siti archeologici Locri on marzo 21, 2017| 1 Comment »
Ὦ Ξεῖν’, εἰ τύ γε πλεῖς ποτὶ καλλίχορον Μιτυλάναν
τᾶν Σαπφοῦς χαρίτων ἄνθος ἐωαυσόμενος,
εἰπειν, ὡς Μούσαισι φίλαν τήνα τε Λοκρὶς γᾶ
τίκτε μ’ ἴσαν χὤς μοι τοὔνομα Νοσσίς, ἴθι.
Straniero, se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori,
per cogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo,
dì che fui cara alle Muse, e la terra Locrese mi generò.
Il mio nome, ricordalo, è Nosside. Ora va’!
Da “I 12 Epigrammi di Nosside
Locri Epizefiri è una ridente località in provincia di Reggio Calabria, nucleo importante della cultura magnogreca, della quale custodisce importanti vestigia, testimoni di quella cultura classica e umanistica, nel significato più profondo di questo termine, che abbraccia tutte le scienze che concorrono alla formazione e ai saperi dell’uomo, dalla letteratura all’astronomia, dalle scienze matematiche e fisiche alla filosofia, che sono tuttora orgoglio della cittadina e dei suoi indigeni. Nonostante il sito sia trascurato dai circuiti del settore turistico, intenditori e appassionati di nicchia amano respirare l’aura magica di questo luogo, che emana il respiro universale di un’anima senza tempo.
Ora avviene che Locri assurge alla prima pagina della cronaca di tutti i media per una scritta, apparsa su alcuni muri perimetrali di fabbricati significativi in quanto sedi di organismi istituzionali, che descrive Don Ciotti come SBIRRO. Parola offensiva ? pare di sì se subito si invoca la ‘ndrangheta in un coro unanime che implora inchieste, indagini, processi per identificare i mafiosi di turno ai quali comminare punizioni esemplari. E naturalmente non si perde l’occasione per allestire l’ennesima manifestazione. Mentre invece sarebbe imperativo categorico cogliere il grido, l’urlo disperato di un popolo civile, quel popolo veramente “per bene” che chiede giustizia e legalità aldilà dei luoghi comuni e dei preconcetti e degli stereotipi. È proprio la società civile, quella ” per bene ” che grida e che urla a chi invece è sordo e cieco. A chi è sordo per esempio come il Presidente Mattarella, che invece di fare, chiacchiera con discorsi retorici che ormai non incantano più; a chi è sordo e cieco come Don Ciotti, il quale, a parte i suoi scheletri nell’armadio come si può leggere qui di seguito, http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1379573/-Non-lavoro-piu-in-nero-per-te—Don-Ciotti-lo-prende-a-ceffoni.html http://www.liberoquotidiano.it/gallery/1379572/La-lettera-di-scuse-di-Don-Ciotti-al-ragazzo-che-ha-picchiato.html,
non dovrebbe mettere piede dalle nostre parti , lui che ha definito Reggio Calabria e Messina due cloache; un prete, che, eretto a paladino antimafia, rappresenta, invece, quanto di peggio la società possa offrire al giorno d’oggi. Cosa fa l’antimafia ? magari forse persegue le persone oneste e indifese e tutela con complicità e collusione i grossi delinquenti. E a delinquere ormai da tempo sono proprio le Istituzioni, è proprio lo Stato, l’organismo che dovrebbe tutelare, proteggere, curare il proprio popolo, del quale è, o meglio, dovrebbe essere la massima espressione, che invece aggredisce come i tentacoli di una piovra inferocita con vessazioni di ogni tipo; e, per questo, viene percepito, esso Stato, come la controparte dalla quale bisogna difendersi. La mafia per eccellenza, oggi, dunque, è proprio lo Stato, il Caino dal quale non ci si può salvare. È proprio triste che a dire queste cose con la sua solita enfasi e vivacità sia un personaggio come Vittorio Sgarbi, che, più calabrese di tanti locresi, a Linea Notte di lunedi 20 marzo ha fatto sentire la sua voce fuori dal coro omogeneizzato degli accademici di turno che cercavano di surclassarlo con malcelata stizza e atteggiamenti ironici, che nascondono l’incapacità di discutere nel merito.
Da segnalare nella stessa trasmissione l’esperto di turno che facendo riferimento all’Inghilterra afferma che questo paese con la Brexit ha abbandonato l’euro: il poveraccio non sa neppure che l’Inghilterra l’euro non l’ha mai adottato. L’ignoranza impera in lungo e in largo soprattutto nella scatola tonta televisiva che con buona pace di tutti i benpensanti, continua a manipolare l’opinione pubblica, con presunzione, aggressività e tracotanza inaudite.
Il Papa
Posted in Attualità, Foto, tagged il Papa, papa Beato, Papa Giovanni Paolo II on Maggio 1, 2011| Leave a Comment »
Neve e ghiaccio: la coppia suggestiva che mette in ginocchio l’Italia
Posted in Attualità, Foto, tagged foto ghiaccio, foto neve, foto neve e ghiaccio, ghiaccio, neve, neve e ghiaccio, neve e ghiaccio mettono in ginocchio l'Italia on dicembre 20, 2009| Leave a Comment »
Foto di Peppe Caridi