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Archive for settembre 2010

Ancora sulla Rivolta di Reggio Calabria

La rivolta di Reggio di Luigi Ambrosi

novembre 9, 2009 di mimmasuraci | Modifica

Ho salutato con piacere, i primi mesi di quest’anno 2009, la notizia della pubblicazione del libro “La rivolta di Reggio” di Luigi Ambrosi edito da Rubbettino. Mi interessava il fatto che un giovane dottorando ricercatore avesse scelto di elaborare la sua tesi di specializzazione proprio sui famosi fatti di Reggio. Naturalmente ho letto questo lavoro al quale l’autore ha dedicato ben quattro anni di studio. Fare ricerca storica è, infatti, un impegno gravoso ed è sicuramente apprezzabile il metodo applicato per un percorso non certo agevole, quale quello necessario per una ricerca fedele il più possibile  alla realtà oggettiva. Il risultato, però, non mi incanta nè mi soddisfa, perchè, secondo me, il lavoro è influenzato da pregiudizi che sottendono come una colonna sonora alquanto stonata tutto il lavoro e ne offuscano la storicità  assumendo come certezze luoghi comuni diffusi in certa parte dell’immaginario collettivo soprattutto politico-partitico  che inficiano la bontà della ricerca e che un ricercatore, ancorchè giovane ed estraneo alle vicende trattate, avrebbe dovuto evitare con rigore scientifico.  Già il sottotitolo, “Storia di  territori, violenza e populismo…”; e alcune affermazioni di Salvatore Lupo nella Prefazione,” ..di fronte a questo protagonismo neofascista…. Quale straordinaria capacità demagogica e manipolatrice mostra qui la classe politica locale” ! dimostrano il tenore dell’opera. Nel contesto dello scritto l’autore fa riferimento a concetti di suggestione, di riscatto, di retorica, di pennacchio, di orgoglio  e quant’altro, senza trascurare il legame della rivolta di Reggio a mafia, criminalità e al Golpe Borghese. Io ho vissuto quei giorni e mi sono stancata di tornare sull’argomento anche perchè la ferita è sempre aperta. Luigi Ambrosi titola il primo capitolo Preistoria facendo riferimento a un episodio, la pubblicazione, Capo d’Anno 1947, da parte dell’ Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria di un testo  Per il Capoluogo della Regione Calabrese come antecedente dei “Fatti” . Luigi Ambrosi, però sarebbe dovuto andare più indietro per sapere , per esempio, che dopo aver contribuito con largo spargimento di lacrime e sangue alla causa del Risorgimento italiano, la Calabria, e in particolare Reggio è stata tradita e spogliata  e trattata come  colonia, se è vero, come lo è indubitabilmente che  il patriota stefanita Romeo , eletto al primo Parlamento nazionale, si è dimesso informando con manifesti i suoi elettori che il Governo non aveva mantenuto gli impegni  assunti precedentemente. Certo Reggio  è stata trascurata anche dai politici delle altre province  calabresi, ma se i Governi centrali fossero stati più attenti, libertà e democrazia sarebbero state rispettate in ogni dove. Un coacervo di soprusi e abusi ha logorato la popolazione reggina, che rimpiange il suo stato di polis e soffre con orgoglio, quell’orgoglio che non è vanagloria presupponente e boriosa quanto piuttosto consapevolezza delle proprie capacità, della propria cultura, del proprio DNA di valori importanti e profondi che sono propri dell’ uomo libero, coraggioso e audace, mediterraneo. L’ orgoglio, poi, una caratteristica spesso esaltata, l’orgoglio di essere e sentirsi italiani, l’orgoglio eroico di tanti valorosi, l’orgoglio di molti atleti che si affermano  in varie discipline, quell’orgoglio che relativamente al popolo reggino diventa un grave difetto, del quale ci si dovrebbe addirittura vergognare.  Ambrosi ama citare spesso Pansa. Prorio quel Pansa che nel suo ultimo libro ” Il Revisionista” dedica un capitolo a Julio Valerio Borghese, che intervista tra il 5 e il 7 dicembre 1970: ” Scrissi l’intervista la sera di lunedì 7  dicembre proprio in quelle ore, così in seguito si disse, gli armati raccolti dal Fronte si preparavano ad assaltare la Rai e qualche ministero : le prime mosse del misterioso colpo di Stato capeggiato da Borghese. Il mio articolo, intitolato Deliri del Principe Nero uscì sulla  Stampa il mercoledì 9 dicembre, ossia ventiquattro ore dopo il fallimento del presunto golpe. Un golpe che nessun giornale, nessuna radio e nessuna tv registrarono. La storia emerse l’anno successivo, il 17 marzo 1971. Rimasi sbalordito. E cominciai a farmi qualche domanda.Un militare o un politico che sta per attuare un colpo di Stato riceve un giornalista del campo avverso ? Proprio nel momento decisivo parla per tre ore davanti a un registratore acceso? Si lascia fotografare in pose tanto poco marziali? A qual tempob mi dissi : no, è assurdo che si comporti così. Sono rimasto della stessa idea  anche dopo. Lo sono ancora oggi. Per me quel golpe non c’è mai stato. E forse siamo in molti a pansarla allo stesso modo…..” .A conferma delle montature  di alcuni politicanti, sempre Pansa sempre nello stesso libro scrive :” I  comunisti italiani hanno sempre avuto una passione vera per le operazioni degli altri. Vedono misteri e congiure dovunque, giudate da registi occulti e dirette a scopi nefandi.” Come fa Ambrosi a dare per scontato il golpe Borghese ? Capisco che è difficile comprendere come una colonia piccola e trascurata possa osare ribellarsi contro le ingiustizie in maniera corale e spontanea. Purtroppo l’ evidenza spesso deve essere coperta da barriere posticce e ingombranti assolutamante surreali. Questo significa ignorare la verità.

Come si fa ad inserire i fatti di Gambarie in un tentativo organizzato per allargare la protesta alla provincia?  Per capire i fatti di Gambarie, assolutamente spontanei e trasversali, è opportuno leggere una bella Appendice nel libro Area metropolitana dello Stretto di Peppe Caridi per i tipi di Città del Sole Edizioni, dove il giovane autore intervista uno dei protagonisti proprio di quei fatti.

Come si fa, ancora, a trascurare completamente il ruolo svolto durante la Rivolta dall’ Arcivescovo, di origini piemontesi, mons. Giovanni Ferro capace di capire le motivazioni più profonde di una intera popolazione che si ritiene trattata ingiustamente?

Perchè di questo si tratta.E per capire lo stato della giustizia nel nostro territorio basta leggere Norman Douglas in Vecchia Calabria, del 1920,  nel capitolo Musolino e la legge, dove Musolino è il brigante  e la legge è definita come burla e farsa. Questa è la preistoria che sottende a una ribellione che c’è tuttora nell’animo del reggino, il quale lavora con impegno perchè evitando di essere stritolato dai carri armati di Stato possa raggiungere una dimensione di autonomia democratica e liberale nel rispetto di tutte le altre altre realtà locali e nazionali. Perchè non è  possibile in una società libera e democratica che una parte di territorio possa secedere senza spargimento di sangue? perchè?

Certo bisogna riconoscere che Ambrosi riferisce della solitudine di una città sola con se stessa; riferisce con Adele Cambria, che “tutti i Governi sono stati razzisti con la Calabria” , con il Corriere della Sera che ” il  Governo è stato colpevolmente assente” e che il pacchetto Colombo è stata una vera e propria presa in giro.

E il grido Boia chi molla richiama cittadini reggini, italiani, morti  per un capoluogo simbolo di giustizia e libertà.

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Lasciate che noi del meridione possiamo amministrarci da soli, da noi designare il nostro indirizzo finanziario, distribuire i nostri tributi, assumere la responsabilità delle nostre opere, trovare l’ iniziativa dei rimedi ai nostri mali; non siamo pupilli, non abbiamo bisogno della tutela interessata del nord; e uniti nell’ affetto di fratelli e nell’ unità del regime, non nella uniformità dell’ amministrazione, seguiremo ognuno la nostra via economica , amministrativa e morale nell’ esplicazione della nostra vita”.

Luigi Sturzo

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Nibali vince la Vuelta e si incorona Re di Spagna,

Quel rosso che ti scalda il cuore

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Vincenzo Nibali, lo squalo che  scala le montagne

MADRID (Spagna), 19 settembre 2010 – Venti anni dopo il successo di Marco Giovannetti l’Italia torna a vincere la Vuelta con Vincenzo Nibali. Dopo la splendida tappa di ieri, con il siciliano che ha splendidamente retto agli attacchi di Mosquera sulla Bola del Mundo, la passerella conclusiva ha regalato il successo a Tyler Farrar allo sprint dopo 85 chilometri. Quasi una passerella per il corridore italiano, premiato con la maglia rossa in Plaza Cibeles. Il ciclismo italiano è riuscito a conquistare due delle tre grandi corse a tappe nello stesso: dopo il successo di Basso al Giro (con Nibali terzo), è arrivato il trionfo del siciliano alla Vuelta

La Gazzetta dello Sport

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Una fotografia del tenente Alessandro Romani (Ansa)

Alessandro Romani

“fiaccola della nostra vita”

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Veltroni: «La mafia si trova nei Palazzi»

E precisa: Riina un capo? I vertici criminali veri sono tra i colletti bianchi

Domenico Malara

Discute di legalità ma anche di criminalità organizzata, accusa la politica ma anche la finanza, parla di un Partito democratico unito ma anche di gruppi parlamentari autonomi. Pacatamente, serenamente, come solo Walter Veltroni, ex segretario nazionale del Pd, ma anche vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, sa fare.

Abbronzato e decisamente rilassato, Veltroni è giunto ieri pomeriggio a Reggio per partecipare al seminario promosso dall’associazione studentesca Ius Rheginum sul tema “Insieme per la legalità. Prospettive di una nuova generazione”. Moderati dal giornalista Peppe Baldessarro, sono intervenuti anche il dirigente del dipartimento cultura della Regione, Massimiliano Ferrara; il segretario regionale della Giovane Italia, Daniele Romeo; il componente della segretaria nazionale dei Giovani Democratici, Nino Castorina; e il presidente di Ius Rheginum, Giovanni Crea.

Incalzato dai giornalisti sull’attuale situazione politica e sui rumors che vorrebbero lo stesso Veltroni promotore di un gruppo parlamentare autonomo dal Pd, il diretto interessato rigetta decisamente tale ipotesi. «Gruppi autonomi in Parlamento? Assolutamente no. Io questo partito ho contribuito a fondarlo in maniera determinante». Più o meno le stesse parole usate da Gianfranco Fini non meno di qualche mese fa!

Veltroni, però, si dice «preoccupato della situazione generale e di quello che viene fuori dai sondaggi. Sono convinto – afferma – che comunque il Partito democratico deve rimanere il perno centrale nella costruzione di un polo riformista. È per questo che continuerò nel Pd a dire le mie opinioni. In questo anno e mezzo mi sono battuto e ho detto e fatto cose soltanto nell’interesse del Pd».

Inevitabile una domanda sugli isterismi e sulla confusione che regnano sovrani all’interno del Pd calabrese. «Il commissario Adriano Musi – dice Veltroni – è una persona di cui ho grande stima, che conosco da anni e di cui conosco la rettitudine. Sono convinto che le scelte che farà e quelle che ha già fatto corrispondono a necessità di rilancio e di innovazione del Pd in Calabria».

Dunque, per Veltroni i “tagli” di Adamo e Bova proposti dal commissario Musi, sono cosa buona e giusta? Sembrerebbe proprio di sì. «Non credo – dice l’ex segretario del Partito democratico – che la situazione attuale del Pd calabrese derivi dalla mancanza di statue di sale. Anzi, credo che ciò sia avvenuto proprio perchè ci sono state per troppo tempo le statue di sale. Abbiamo bisogno di un centrosinistra aperto, innovativo, che faccia della legalità la sua battaglia fondamentale, che parli alla società civile, capace di raccogliere energie fresche e nuove. Già tre anni fa la pensavo così e penso che se si farà così ci saranno margini di recupero e di rafforzamento».

Capitolo legalità. Tra ovvietà e mezze rivelazioni, il Walter nazionale fa un’analisi a tutto campo del fenomeno criminalità organizzata da quell’osservatorio privilegiato che è la Commissione parlamentare antimafia. «Viviamo in un Paese – afferma Veltroni – in cui c’è un deficit spaventoso di legalità e penso che ci sia un grande bisogno di far crescere, soprattutto tra i ragazzi, la cultura della legalità che poi è la cultura democratica per eccellenza. Non esiste democrazia se non esiste cultura della legalità».

Sorride Veltroni quando pensa a Riina capomafia. «Riina capomafia? Ma se finora è riuscito appena a dire buongiorno e buonasera e a lanciare messaggi oscuri. Potrebbe, uno così, gestire 130 miliardi di euro l’anno di affari loschi? Ma non scherziamo. La verità è che i veri capimafia vanno ricercati nella politica e nella finanza».

L’ex numero uno del Pd dice la sua anche sul processo breve e sulle intercettazioni, aprendo ad un’ipotesi di riforma della giustizia condivisa tra tute le forze politiche. «È chiaro – afferma Veltroni – che le intercettazioni sono uno strumento indispensabile per il contrasto alla mafia. Questo è un reato che difficilmente si presenta come tale, ma bisogna partire dal basso, ad esempio dal colloquio apparentemente insignificante tra due sospetti, per poi arrivare a capire che ci troviamo di fronte alla criminalità organizzata. Sul processo breve non posso che essere d’accordo, considerati i tempi della giustizia in Italia. Ma i tempi devono essere brevi per i cittadini, non per i processi che riguardano i politici o per coloro che detengono il potere. Chiariti questi aspetti, siamo disposti a discutere di una riforma della giustizia che deve vedere partecipi tutti i protagonisti in campo, dalla politica ai magistrati alle forze dell’ordine».

«Oggi – conclude Veltroni – purtroppo c’è un mondo che va alla rovescia: i capimafia camminano per strada da soli, mentre investigatori, magistrati e tutti coloro che si battono per la legalità sono costretti ad una vita blindata. Fare una vera riforma della giustizia, condivisa, significa dunque mettere il mondo in maniera dritta».

gazzetta del Sud, 14/09/2010

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B iascicare

R ivoltando

U surpazione

N ordica

E gemonica

T rasfigurando

T erronia

A llogena

Forse il Ministro Brunetta ha finalmente preso coscienza che al meridione conviene secedere per liberarsi finalmente dai barbari invasori

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