politica turistica
I Bronzi devono restare a casa loro
Gazzetta del Sud 3 marzo 2009
Luigi Ferlazzo Natoli
Spero proprio che il premier Berlusconi non insista a voler trasferire i Bronzi di Riace dal Museo di Reggio Calabria, dove vivono in una collocazione scientificamente ideale, alla Maddalena in occasione del G8 di luglio. La mia opinione contraria al trasferimento si aggiunge a quella di quanti già hanno fatto sentire la loro voce e le loro argomentazioni adeguate attraverso le pagine di questo giornale. Il desiderio di Berlusconi di mostrare con grande orgoglio le meraviglie di Riace ai grandi, radunati in Sardegna per risolvere i problemi della crisi finanziaria, è stato esternato dal ministro dei Beni culturali Bondi e questo già suscita meraviglia perché proprio il titolare del dicastero dei Beni culturali avrebbe dovuto subito manifestare il suo dissenso per il rischio di un trasferimento di opere d’arte di tale delicatezza.
La seconda cosa a meravigliarci è stata la immediata comparsa in tv di un esperto d’arte come Vittorio Sgarbi, il quale inaspettatamente (ci aspettavamo, infatti, il contrario) dichiarò subito che non c’era alcun rischio nel trasporto, perché i Bronzi, che per secoli o millenni avevano resistito sott’acqua, avrebbero potuto tranquillamente affrontare il viaggio verso la Maddalena. Dimentica Sgarbi l’accurato restauro che è stato necessario eseguire e che rischierebbe di essere compromesso.
Il tema e la diatriba conseguente sono vecchie per il nostro Paese e in special modo per la nostra Sicilia, che è adusa a far viaggiare le opere d’arte (da Antonello al Caravaggio), in Italia e all’estero per renderne più facile la fruibilità ai turisti. Guarda caso non esiste la reciproca da parte degli altri Paesi con le loro opere d’arte, che restano strettamente ancorate ai loro musei.
Qui va ribadito che vi è a monte anche un errore di politica turistica, dal momento che il turismo culturale si può incrementare nel nostro Paese (e in atto stiamo perdendo in competitività) non trasferendo i nostri capolavori all’estero, bensì incentivando i turisti a venire in Italia. Qui va ribadito, inoltre, che l’opposizione al trasferimento, sacrosanta da parte dei reggini (che si sono già opposti al trasferimento dei Bronzi alle ultime Olimpiadi) riguarda, in definitiva, tutta la collettività di fronte al trasloco di opere d’arte e di fronte alla rischiosa miopia politica di trasformare le opere d’arte in «turisti» che si recano per farsi ammirare nei posti più incredibili, anche – come in questo caso – per far piacere al premier e/o per la gioia di altri leader.
Speriamo, dunque, in un ripensamento e, magari, che gli «otto grandi» siano invitati a recarsi nel Museo di Reggio per vedere i Bronzi nel loro habitat naturale e ideale e poi alla Maddalena per discutere di problemi decisivi per le sorti dell’economia mondiale.
Sono completamente d’ accordo. Per i reggini, come me, c’è da fare un’ altra considerazione importante.Nei primissimi anni settanta abbiamo fatto la rivoluzione sacrosanta per rivendicare il diritto del capoluogo che c’ è stato scippato arbitrariamente. Sul sacrificio dei nostri concittadini, morti per quella causa, abbiamo accettato il baratto-contentino propinatoci dall’ allora Presidente del Consiglio, on. Emilio Colombo, che offriva il famoso 5 centro siderurgico, mai realizzato, naturalmente. Ora celebriamo quella rivoluzione e quei morti con cerimonie, manifestazioni, stele e quant’altro; ma, imperterriti continuiamo a commettere lo stesso errore e ci sentiamo addirittura lusingati dai capricci dell’ attuale premier che al canto delle sirene della Maddalena ci incanta addormentandoci per barattare i Bronzi con l’ Area metropolitana dello Stretto, la realizzazione della quale è, piuttosto, un nostro sacrosanto diritto. Che confusione! Che la mia Reggio non sia una città senza speranza, dunque disperata?