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il saliscendi di Giufà

Checchè se ne dica io rimango della convinzione che la crisi che attanaglia l’Europa sia legata all’introduzione dell’euro. la scelta della moneta unica è stata approssimativa e penalizzante per alcuni paesi che si sono sacrificati pur di entrare a far parte del Grande Progetto. L’Italia è uno di questi: il nostro bel paese con vocazione suicida ha accettato una convertibilità da lira in euro assurda. E’ sotto gli occhi di tutti i cittadini cosiddetti normali, quelli che vivono il quotidiano che, mentre le somme che vengono percepite da un’attività dipendente, che riguarda la maggior parte degli italiani, viene calcolata tuttora, dopo oltre un decennio, nelle vecchie lire, gli importi  che escono per la vita di tutti i giorni, comprese imposte e tasse, vengono calcolati nella nuova moneta europea. All’errore iniziale si è aggiunto l’allegria euforica, o per meglio dire la cecità totale della classe politica di non provvedere a controlli indispensabili sui prezzi, ma qui il discorso è inutile perchè sono state proprio le istituzioni ad “approfittare”  imponendo balzelli proibitivi.

Certo l’analisi della cosiddetta crisi non è così semplice; secondo me la società moderna industriale  ha assunto come sistema di sviluppo l’asse produzione-consumo per cui bisogna produrre beni che devono essere consumati per mantenere il  livello di produzione. Di  questo sistema fanno parte anche il mercato del lavoro e quello speculativo finanziario, per cui quando scoppia il bubbone saltano i livelli di ocuupazione -disoccupazione e le borse azionarie impazziscono spingendo i paesi ad economia più forte, come la Germania per esempio, a fare il bello e il brutto tempo, mentre l’Italia si adatta ad assumere un ruolo di satellite servile e ossequioso agli altrui diktat.

Facendo un’analisi più antropologica, io penso che l’uomo moderno abbia perduto di vista il significato della propria esistenza, cioè l’esigenza, il bisogno, di condurre una vita dignitosa nel rispetto e nella cura di se stesso e dei suoi affetti, e si sia dedicato al culto delle cose,  per cui ci siamo ritrovati in una società senza soggetti, nella quale l’individuo, assediato dal terrorismo dei mass media, si   preoccupa del saliscendi dello spread e trascura le meraviglie, lo stupore  del suo mondo interiore e dell’ altrove a lui prossimo, costituito di natura ed esseri viventi.

Avere l’armadio pieno di vestiti e non sapere cosa indossare, avere centinaia di scarpe tanto da doversi  procurare una casa attrezzata allo scopo, accumulare ricchezze infinite, frequentare suite da migliaia e migliaia di euro a notte e poi mettersi a posto la coscienza facendo beneficenza o urlando contro tutto e contro il nulla.

E poi, ancora, combattere tutti i giorni contro uno Stato che viene percepito come una controparte dalla quale doversi difendere, quando esso, lo Stato, dovrebbe essere la massima espressione del cittadino: il più grave insulto che si debba sostenere qui e ora.

E il cittadino  sta a guardare, incapace di reagire, impotente, come l’Ulisse di Joyce, preferisce fare da spettatore, senza infamia e senza dolo.

Io non sono nichilista e spero, credo che la cultura possa essere la chiave di volta per liberarci dalla zavorra che ci carica di pesi insostenibili, e per farci  percepire la luce dei frammenti, dei particolari, delle sfumature di un universo pieno di energia, di quell’universo del quale l’uomo è parte integrante, soggetto attivo.

Viene così fuori l’Ulisse di Dante, trasgressivo e operoso, avido di conoscere e industrioso, protagonista del proprio destino, promto a fronteggiare qualsiasi pericolo, disposto ad affrontare rischi e imprevisti fidando nelle forze proprie e del suoi intimi.

In questo contesto, dunque, bisognerebbe rivedere proprio lo stile di vita e, invece di rincorrere lo spread e le oscillazioni di borsa, pensare in maniera più “elementare” all’uomo e ai suoi bisogni primari. Alcuni in questo senso parlano di decrescita; a me questo termine non piace perchè è negativo; e comincio proprio dalla parola “crisi” : questo termine, così abusato in questo periodo, viene dal greco Krisis/krino  e significa separare, giudicare, valutare, scegliere; significato positivo, dunque, per un nuovo autentico sviluppo, che può significare un ridimensionamento radicale dei canoni di vita imposti da distorsioni e speculazioni economiche, finanziarie e di mezzi di informazione superficiali e inadeguati, incapaci di cogliere i veri bisogni dell’uomo.

L’individuo attuale preferisce mimetizzarsi nella società quasi pauroso di affermare la propria identità, ignorando quanto ci hanno detto molti saggi, tra i quali

Socrate : Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón;

San Paolo: E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente;

Sant’Agostino: in te ipsum redi;

Cartesio: cogito ero sum;

I have a dream: Martin Luther King;

conosci te stesso, quindi, per cogliere l’anima dell’universo, per strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza, tenendo sempre presente che i nostri sogni camminano sulle nostre gambe.

A corredo degli stimoli filosofico-sociali, come chiaro esempio di come si possa diventare ed essere liberi come individui e come paese si erge la maestosa figura di Gandhi, modello attuale per una economia che faccia leva sulle risorse endogene, sia umane che materiali, del territorio di appartenenza per rivendicare con forza, coraggio e orgoglio la propria identità, senza se e senza ma. E per quanto riguardo l’immediato credo proprio che dovremmo avere il coraggio di riprenderci la nostra cara lira.

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