Ricciotti Garibaldi
Non è che io ce l’abbia con Lucio Villari. Perchè mai poi ? Anzi sarei felice di apprezzare e stimare le capacità di un mio conterraneo. Il fatto è, invero, che non lo sopporto proprio: non sopporto la sua presupponenza, l’alterigia e lo sprezzo con i quali si pone nei confronti di tutti quelli che la pensano diversamente da lui. L’altro ieri sera, mercoledi 5 maggio, non avevo intenzione di guardare Porta a Porta dedicato all’Unità d’Italia temendo di addormentarmi; Vespa spesso è noioso e poi sentire le solite tiritere dense di retoricume non è certo il massimo. La trasmissione prendeva spunto dalla cerimonia che si era svolta quella mattina a Genova per inaugurare le celebrazioni dell’unità italiana, appunto. Si è discusso, quindi, anche e soprattutto, di Garibaldi, del risorgimento e, dunque del federalismo. Per quanto riguarda quest’ultimo argomento, come non mai d’attualità in questo momento storico, sono state ricordate le istanze federaliste avanzate con forza da Cattaneo e da Gioberti, trascurando, secondo me, un particolare importante. Centocinquanta anni fa ad auspicare per il nuovo Stato una organizzazione federalista era anche un certo Carlo Pisacane, napoletano che conosceva bene la realtà del Meridione.Perchè allora non è stata fatta quella scelta? Certamente sarebbe stata più consona alla realtà italiana, costituita da popolazioni diversificate per cultura, tradizioni e quant’altro in un territorio quanto mai complesso e vario. Certamente avrebbe rispettato maggiormente i principi e i postulati della democrazia, come avevano già dimostrato molti modelli di Stati occidentali. Preferendo la soluzione centralizzata, il Meridione è stato scippato delle proprie risorse, le più qualificate, all’epoca, di tutto lo stivale. E quando Roberto Castelli, citando Valerio Castronovo, afferma che in quel periodo storico, ante risorgimentale, gli occupati nel settore industriale erano molti di più nel mezzogiorno, piuttosto che al nord , Villari irride con sarcasmo e ironia completamente fuori posto. La sua presupponenza , irrispettosa dell’interlocutore, lo fa apparire antistorico ai miei occhi.Nel senso che lui ritiene la sua verità assoluta che deve essere vangelo per tutti gli altri. E uno storico che rifiuta il confronto e che vuole imporre la sua verità ad ogni costo, fa un grave torto ai fatti realmente accaduti. Il fondatore della storiografia, quell’Erodoto che tuttora campeggia nel campo della ricerca storica, sosteneva che è difficile raccontare la verità oggettiva, che è una e una sola, in quanto la narrazione di quella è condizionata dalle interpretazioni di chi racconta, descrive, riferisce. Personalmente sono convinta che un paese federato, soluzione peraltro auspicata anche da Garibaldi come ha precisato la nipote Anita nella trasmissione di Vespa, avrebbe consentito ad ogni realtà territoriale di far emergere le proprie peculiarità, avrebbe stimolato i responsabili della cosa pubblica a valorizzare i propri luoghi evitando conflitti, soprusi e prevaricazioni. E non è certo Villari a poter convincermi del contario. Anita,poi, fa una affermazione importante quando dice che : “Ricciotti (figlio di Garibaldi) si indignò talmente dello sfruttamento del meridione dalla parte della nuova Italia, che andò a combattere con i briganti. Questi pochi lo sanno, io ho tutti i documenti”. Questa frase è caduta naturalmente nel vuoto più assoluto. Perchè Vespa non tratta con rigore storico i fatti risorgimentali del Meridione d’Italia ? Che una lezione di meridionalismo provenga da Roberto Castelli, esponente della Lega, la dice lunga sulla situazione dell’attuale politica italiana, con buona pace di tutti quelli che occupano proditoriamente i luoghi in cui la storia si insegna.