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Posts Tagged ‘mediterraneo’

Caino e Abele

 

 

 

Il bollettino di guerra è inarrestabile, giorno dopo giorno si sgrana dolorosamente il rosario dei morti ammazzati : il Nostro Mare, quel Mediterraneo che ha visto nascere le antiche e migliori civiltà, è diventato il mare degli orrori, della morte, fossa comune di esseri umani senza volto e senza identità. Uomini , donne, bambini  in balia di persone senza scrupoli che in nome del dio Mammona lucrano spietatamente sulla vita di intere popolazioni con la complicità di Governi, politici e politicanti di mestiere dell’evoluto e avanzato Occidente e della Chiesa Cattolica  cosiddetta Universale. Signori, costoro, che si riempiono la bocca di chiacchiere in un giro vorticoso di soldi, sporchi- sporchissimi- sudici,cercando di giustificare la propria coscienza mentre dalle onde si elevano grida di disperazione. I Caini di turno, coloro che illudono le genti a lasciare i propri luoghi di appartenenza imponendo un prezzo notevole come pizzo, coloro che trasportano, che incarcerano, che torturano, che uccidono centinaia di migliaia di esseri umani che sono tanti, troppi, però non si toccano : NESSUNO TOCCHI CAINO.

La Chiesa Universale, quella Chiesa che si sporca con atti e misfatti di reati ignobili, come la pedofilia, e sfoggia lussi e lustri scandalosi e misteri dolorosi, che tradiscono il messaggio evangelico stia zitta almeno e non cerchi di dare lezione ad altri , di nessun tipo e in nessun campo : la Chiesa, questa Chiesa lussuriosa e lasciva, ha rubato il mio Dio.

Sara

 

E il rosario si sgrana con immenso dolore in Italia, con morti ammazzati con inaudita ferocia. Li chiamano femminicidi, ma a me questo termine orribile puzza di ipocrisia. Si tratta di delitti di una ferocia crudele, terribile, insana, efferata, sanguinaria, angosciosa, mostruosa. Giorno dopo giorno. Senza tregua. NESSUNO TOCCHI CAINO. Si impone quindi l’interrogatorio di garanzia : quando il reo confesso fornisce dettagli inequivocabili sul crimine commesso, che senso ha l’interrogatorio di garanzia ? Andrebbe CONDANNATO A MORTE per direttissima, senza se e senza ma. Certo si richiede la massima professionalità da parte degli inquirenti e dei giudici, ma se l’assassino confessa fornendo elementi certi e indubitabili, che significato ha istruire processi infiniti che spesso si risolvono generosamente nei confronti del colpevole, il quale poi avrà modo di reiterare il reato?  Eppure avevo pensato di vivere in uno Stato di diritto, che tutela la vita dei suoi cittadini !.. Io però non mi sento sicura manco dentro casa : lo Stato, il mio Stato, cioè la Istituzione che dovrebbe essere la mia massima espressione, mi ha tradito, abbandonato, violentato. Sapevo che la mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro, degli altri. Io invece mi sento in gabbia, con i tentacoli di una piovra che mi ghermiscono senza pietà.NESSUNO TOCCHI CAINO.E mentre si assiste inermi a questi eccidi vengo martellata 24 ore su 24 da fiumi di parole per  una cosiddetta riforma costituzionale; e a me le Costituzioni non piacciono a prescindere: ritengo che un Paese civile non abbia bisogno di leggi e di così tante leggi per il vivere civile. Già Platone, in tempi sicuramente non sospetti nel De Republica sostiene che il paese che ha bisogno di tante leggi, è come se non ne avesse alcuna. E l’italia di oggi ha fin troppe leggi, codici, codicilli, impedimenti dirimenti e quant’altro che rendono quantomai inutile la Carta Costituzionale, che è un totem, un vero e proprio feticcio usato ora da questo ora da quello a convenienza.

In questo contesto socialmente malato capita spesso che nell’immaginario collettivo vengano capovolti i termini reali, per cui la vittima diventa colpevole e il colpevole vittima, con buona pace degli pseudomoralisti di turno che biascicano a vuoto parole senza senso, e senza rispetto per la dignità della persona umana.

Abbiamo sacrificato l’identità di popolo sull’altare  del Villaggio Globale e  abbiamo massificato l’istruzione per meglio manipolare genti a tutte le latitudini e tuttora però nel nostro Bel Paese continuiamo a litigare su quisquilie di parti e di partiti, strumenti,noi, ormai inermi, di trappole insidiose guidate da demoplutocrazie massonico- giudaiche e giudaico-massoniche. NESSUNO TOCCHI CAINO

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Giuseppe Restifo

 

 

 

 

 

Una pulce pestifera

Anche se tocca pure le coste della Spagna, non si tratta della pulce del calcio, quel piccolo Messi pluridecorato con il  pallone d’oro. Il professore Giuseppe Restifo, docente di storia presso l’Ateneo di Messina, il pomeriggio del 17 aprile nei locali dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria  attraverso la pulce bubbonica ci trasporta in un’altra dimensione. Ci ritroviamo  così tra le onde del Mediterraneo  in una crociera storica, che inizia nel 1720 e si conclude nel 1820 di porto in porto, da Marsiglia a Messina, da Spilt a Malta, da Corfù a Tunisi a Maiorca, un percorso attraversato dal flagello della peste.Il convegno prende spunto dal volume I porti della peste pubblicato nel 2005 da Mesogea.

Dopo l’introduzione  della Dott.ssa Mirella Marra, responsabile dell’Archivio e del Dott. Gianni Aiello, presidente del Circolo culturale L’Agorà, Elina Gigliuzzo, docente presso l’Università di Messina e l’autore, Giuseppe Restifo, ci offrono frammenti preziosi di ampio respiro, incidendo particolarmente sulle città dirimpettaie di Reggio e Messina, due città che si aprono, per approvvigionarsi soprattutto di grano, e si chiudono per difendersi da attacchi ingannevoli in un dinamismo continuo tra cambiamenti climatici, progressiva unificazione microbica e processi di dissimulazione di un mondo briccone.

Ci si racconta di nebbia secca di origine vulcanica  nella piccola età glaciale, microclimi, commercio della neve tra l’Aspromonte e Messina per rinfrescarsi con la famosa scirubetta, folklore religioso, studio dell’età degli alberi e dei ghiacci. Insomma riflessioni che con conversazione  piacevole e culturalmente interessante  catturano l’attenzione nei confronti di quello che è stato definito il nemico invisibile, quella peste contagiosa che tanti danni ha causato in questa crociera ideale  percorsa con acuta e rara perizia.

In conclusione si rimane insoddisfatti perchè si vorrebbe scavare ancora nel tempo e nello spazio, nella storia di un territorio per buona parte tuttora sconosciuto, ma ricco di contenuti importanti per vivere meglio il tempo attuale.

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Stretto di Messina-foto di Peppe Caridi

Ho trovato tra le mie carte quest’articolo pubblicato da Il Quotidiano sabato 27 settembre 2003  nel quale  Michelangelo Cimino proponeva una riflessione

sul pensiero meridiano di Franco Cassano, sociologo, docente universitario.

L’idea dell’autonomia del pensiero meridionale, elaborata  con un percorso sofferto da un intellettuale impegnato come Cassano è particolarmente affascinante e coincide con le mie convinzioni come cittadina del Mediterraneo.

Pubblico l’articolo perchè ritengo le idee di Cassano particolarmente attuali e  dovrebbero essere oggetto di studio per i responsabili della nostra res publica.

Una volta di più occorre registrare l’impossibilità di un discorso compiuto sul presente, se non si parte dalla data-simbolo dell’ottantanove. La caduta del muro di Berlino, sostiene Franco Cassano, non ha “segnato la vittoria della libertà sul totalitarismo e del libero mercato sull’economia pianificata”. Questa è, semmai, una interpretazione a uso e consumo dei vincitori della guerra fredda. “L’Ottantanove rappresenta, invece, una mutilazione della tradizione occidentale, suddivisa in polo della libertà e dell’uguaglianza. Il crollo del comunismo segna la caduta del valore di uguaglianza a favore di quello della libertà, che tende all’esaltazione del libero mercato e al ridimensionamento del welfare”.

Pochi ‘eletti’ narcisi non bastano a sconfiggere il cinismo del Grande Inquisitore

Franco Cassano

Una impostazione di fondo che trova d’accordo Alain de Benoist : ” L’affermarsi del monoteismo del libero mercato, del dio unico che dispensa una unica verità”  è un portato della disintegrazione del sistema sovietico”.
Per entrambi i filosofi, dunque, l’oggi risulta legato a filo doppio all’Ottantanove, data che segna la fine della modernità e l’accesso nell’era del post-moderno.

Il punto centrale del discorso di Cassano consiste in una idea di Europa che riesca a porre un freno al fondamentalismo del mercato diffusosi in Occidente dopo la caduta del Muro. Un’Europa, insomma, votata alla mediazione, ” al recupero della dialettica tra libertà, protezione ed uguaglianza; che abbia memoria del fatto che il welfare è stata una invenzione in cui libertà ed uguaglianza hanno convissuto per decenni”.

Perchè l’Europa possa attendere a questo compito epocale, è necessario che ” smetta di gravitare intorno all’Ovest” e instauri un nuovo rapporto con il Sud.

Innanzitutto, abbandonando una volta per tutte l’idea che esso non è ancora l’Ovest. ” il Mediterraneo- dice Cassano- è luogo d’incontro fra un tempo non ancora colonizzato dall’economia e un’idea antica di convivenza e socialità. Chi vive sul confine è irriducibile all’integralismo perchè si incontra sempre con l’altro”.

Stretto di Messina-foto di Peppe Caridi

Il Mare Nostrum, però, è anche il centro di una idea del divino complessa e ambigua, che accanto a Javeh, il Dio di Abramo, pone il culto neo-pagano del dio Vulcano. E’ la tesi, invero affascinante, del filosofo Bruno Pinchard, secondo il quale se vogliamo avere una vera cultura mediterranea dobbiamo essere capaci di unire Javeh e Vulcano. Vale a dire un’idea del divino che proviene dalla cultura illuministica e un’altra che, invece, risale ai culti misterici precristiani.

Per Alain de Benoist una delle ricadute negative che il capitalismo globalizzato provoca sulla vita dei singoli e “la mercantilizzazione dei comportamenti”. Naturalmente non c’è campo che si salvi dagli sconvolgimenti provocati dalla globalizzazione : la politica, ormai ridotta ad espertocrazia, e non più a ricerca del bene comune; e soprattutto la società, divenuta un concentrato invisibile di rischi. E il rischio è diverso dal pericolo, che è minaccia concreta e visibile. Esso, il rischio, invece, è qualcosa di esteso, immanente, inafferrabile, non localizzabile. La trasmissione virale è l’immagine che meglio rende l’inafferrabilità del rischio. Ora, siccome essere contro la globalizzazione è come essere contro l’automobile, occorre reagire con giudizio.

Un primo passo potrebbe essere quello di procedere contro il globale, l’infinitamente grande, e tornare al locale, alle città, alle piccole comunità. In questo processo di  riacquisizione dello spazio locale, potrebbe entrare in gioco il ruolo di una Europa, che di fronte al tentativo degli USA di instaurare un mondo unipolare, richiami l’attenzione sulla ricchezza di un mondo multipolare, in cui gli individui possano essere valorizzati nelle loro specificità.

In questo contesto il Mediterraneo ha un ruolo centrale, porta già nel nome l’idea di mediazione e dovrebbe essere un luogo dove sperimentare una pace giusta : e non solo una pace come assenza di armi, ma una pace come incontro. Tutti i popoli del Mediterraneo si conoscono, hanno una storia in cui ogni costa è stata attraversata dagli altri, ha conosciuto sbarchi… Ecco: occorre riuscire a costruire in questi luoghi una grande stagione di pace, in modo tale che l’Europa divenga protagonista attiva di questo processo.

C’è da considerare il fatto che molte divisioni  non sono divisioni tra i popoli, ma derivano da interessi geopolitici, tante volte esterni all’area. Per cui, le linee di divisione nascono dal fatto che il baricentro non è più l’Europa.

Esistono, dunque, tante dimensioni comuni ai popoli mediterranei  e tanti elementi di differenza. Si potrebbe dire che il monoteismo unisce, ma è vero soltanto in parte, tenedo presente che nel mediterraneo sono concentrate le tre grandi religioni monoteistiche, la cristiana, l’islamica e l’ebraica.

Alla luce di queste riflessioni possiamo concludere che il Mediterraneo oggi può rappresentare un progetto attraverso il quale si vuole dare all’Europa la chance di giocare la carta di un’altra idea di Occidente, lontana dalla deriva fondamentalista dell’Occidente e, quindi, più capace di lottare contro il fondamentalismo religioso. E, ultimo passaggio, più capace di costruire una unità del Mediterraneo, in cui le diversità non siano abolite, ma si siano abituate a convivere e a scambiare la ricchezza di doni simbolici e culturali che ognuna di esse possiede.

Per Franco Cassano, dunque :

“… pensiero meridiano non vuol dire apologia del sud,
di un’antica terra assolata ed orientale,
non è la riscoperta di una tradizione
da ripristinare nella sua integrità.

Pensiero meridiano
è quel pensiero che si inizia a sentir dentro
laddove inizia il mare,
quando la riva interrompe gli integrismi della terra
(in primis quello dell’economia e dello sviluppo),
quando si scopre che il confine
non è un luogo dove il mondo finisce,
ma quello dove i diversi si toccano
e la partita del rapporto con l’altro
diventa difficile e vera.” 

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C’è Mediterraneo e Mediterraneo

Pubblicato da peppecaridi su 10, marzo, 2011

di Lois Vàzquez Barciela – http://www.strill.it/ Ci sono due “Mediterranei”. Uno, rappresentato da spiagge e mari azzurri, da barche a vela e yacht di lusso, da bicchieri di champagne, anelli e diamanti. L’altro è fatto di povertà, ingiustizia, disuguaglianza e fame, dominato da tensioni politiche e recentemente da una nuova lotta per la democrazia.
Mediterraneo. Due sponde, due realtà molto vicine, forse troppo per alcuni che non vogliono che un Mediterraneo contamini l’altro. Tuttavia, i due “Mediterrenei” sono legati fino al punto più profondo del mare, e le sue implicazioni vanno molto oltre l’esistenza stessa di questo specchio d’acqua circondato da terra. Oggi più che mai, a tutti coloro che non vogliono che i due mari si incontrino, è inevitabile sottolineare che non c’è linea di confine, e non è possibile costruire un muro che li divida.
Fino ad ora i politici europei, consapevoli più di chiunque altro di questa dualità del Mediterraneo, avevano sempre cercato il modo di tenerli separati, per quanto possibile, attraverso un’ingegnosa e malvagia strategia. Non c’è niente che piace di più a un dittatore che essere venerato dagli altri capi di stato. In questo caso i dittatori dei paesi nordafricani (e ce ne sarebbero da scegliere da un intero catalogo di tutti i colori e forme), sono stati per decenni sostenuti dei governi europei. L’Europa ha sempre mantenuto un rapporto stretto con questi dittatori, cercando di consolidare il potere, perché è sempre stata consapevoli del fatto che mentre i paesi nord africani sono stati governati da dittatori egocentrici ed egemoniaci, la divisione tra i due mondi sarebbe stata al sicuro.
E’chiaro che per i paesi europei è molto più facile usufruire di un governo dittatoriale (perché in questo caso basta solo guadagnarsi la simpatia del dittatore) che negoziare con un governo democratico. Ecco perché alcuni politici come Berlusconi hanno rilasciato dichiarazioni come: “Sono onorato di essere stato invitato il prossimo anno in Libia il 30 agosto, la Giornata di amicizia tra il popolo italiano e libico, e sarò felice con voi per celebrare il 40 ° anniversario della vostra grande rivoluzione”, parole rivolte a Gheddafi il 3 Marzo 2009. Così come gli altri politici, lo spagnolo Aznar, che nei giorni in cui era Presidente del Governo ha ricevuto in dono un cavallo da parte del dittatore libico. Aznar ha prestato poca attenzione al cavallo, al contrario si è preso molta cura dei suoi rapporti con Gheddafi. L’ex presidente spagnolo è stato il primo leader occidentale a far visita a Tripoli ed incontrare Gheddafi dopo l’abolizione delle sanzioni delle Nazioni Unite sulla Libia. Nel 2007 il presidente Zapatero si è anche intrattenuto a cena con il dittatore libico. Ed all’appuntamento sono stati invitati anche i rappresentanti delle maggiori compagnie petrolifere spagnole e qualche altra del Nord Africa. Evidentemente questa cena ha dato esiti positivi perché pochi mesi dopo, la Spagna è riuscita a vendere armi al governo di Tripoli per 3,8 milioni di euro. Situazioni simili a questa riflettono chiaramente una determinata strategia: basta rendere il dittatore felice e i rapporti si gestiranno senza troppe difficoltà. Un Mediterraneo continuerà a soffrire la fame, mentre l’altro godrà nella sua beata opulenza.
Ma i tempi stanno cambiando, nuovi strumenti di comunicazione sono nati, Internet ad esempio, e adesso sono giunti nelle disponibilità di quelli che vivono nell’ “altro Mediterraneo ”. E’ vero che hanno ancora fame, che ancora non hanno un lavoro, che sono ancora oppressi, ma ora hanno un computer, e possono collegarsi col mondo. Adesso possono comunicare con persone con le quali prima non era possibile, con una velocità prima neanche immaginabile. Adesso possono condividere le loro preoccupazioni, le paure e la rabbia contro tutti coloro che sono responsabili della loro situazione. Improvvisamente arriva un’arma che nessun leader può controllare. Almeno per ora. E’, forse, l’arma più potente vista fino ad ora.
Come nel gioco del domino, i dittatori cadono l’uno dopo l’altro, spinti dall’ira implacabile dei popoli che hanno passato decenni sotto il loro giogo. Intanto, i governi europei rimangono in attesa di capire quale sarà la nuova realtà che potrebbe minacciare la “frontiera virtuale” tra i due “Mediterranei”. La Calabria, come la Sicilia, come Malta, come le altre realtà che si trovano nel cuore del Mediterraneo e che quindi per prima hanno i contatti e le influenze tra i due “Mediterranei”, vive questa situazione con sentimenti contrastanti. Da una parte la paura e la preoccupazione per quello che può essere provocato dalle attuali rivoluzioni democratiche, innanzitutto dal punto di vista umano perché la fine del controllo del territorio nord Africano da parte dei governi che fin qui l’hanno gestito, potrebbe determinare la “fuga” di centinaia di migliaia di disperati proprio verso il sud dell’Italia, ma anche dal punto di vista economico perché – specie con riferimento alla Libia – l’attuale rivolta potrebbe determinare (e in parte lo sta già facendo) una crescita dei prezzi di gas, corrente elettrica e benzina. Dall’altro lato, però, c’è anche chi guarda al fut uro con prospettiva, e considera quella del Mediterraneo una grande sfida. Proprio lo Stretto di Messina, e nello specifico la Città di Reggio Calabra, è l’esatto centro geografico del Mediterraneo. E proprio intorno allo Stretto, tra Calabria e Sicilia, potrebbero essere valorizzate quelle grandi risorse strutturali come il porto di Gioia Tauro, per iniziare a considerare l’ottica di baricentricità Mediterranea qualcosa di funzionale alla produttività economica, anche e soprattutto nei confronti di questi Paesi nord Africani in cui tutti speriamo possano nascere vere democrazie, che avranno senza dubbio bisogno di investimenti per la crescita e lo sviluppo un po’ come avvenne in Europa con il piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale.
Il sud dell’Italia non può e non deve lasciarsi sfuggire questa grande occasione, e deve trasformare lo scetticismo in entusiasmo, la paura in sfida, il distacco in vicinanza, aiutando il popolo nord Africano e aiutando se stessi, per scrollarsi di dosso l’attuale situazione di disagio e marginalità rispetto all’Italia centro/settentrionale e all’Europa tutta, per poter diventare il polo-guida dello sviluppo e della crescita dell’ “altro Mediterraneo”.

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Mediterraneo da scoprire

Giovedì 10 Settembre 2009
Una scoperta dell’Ispra

Coralli neri, gialli e rosa nel mare di Calabria

I risultati della campagna di monitoraggio al largo delle coste calabresi conferma la ricchezza in biodiversità di questa zona e apre scenari per la ricerca e la conoscenza di nuove specie in queste acque profonde


Giovedì 10 Settembre 2009
Una scoperta dell’Ispra

Coralli neri, gialli e rosa nel mare di Calabria

I risultati della campagna di monitoraggio al largo delle coste calabresi conferma la ricchezza in biodiversità di questa zona e apre scenari per la ricerca e la conoscenza di nuove specie in queste acque profonde

Negli stessi fondali trovata anche una rarissima conchiglia, Ciprea, che apre la strada ad una nuova era per la ricerca scientifica

Nel mare tra Vibo e Lamezia altri cespugli di corallo nero
Marialucia Conistabile
VIBO VALENTIA
È piccolissima (poco più di un centimetro) ma non è sfuggita all’occhio dei ricercatori. Di colore bianco e con la superficie disseminata di puntini rossi, è stata avvistata a 108 metri di profondità nello specchio di mare antistante il porto di Vibo Marina, in Calabria e rappresenta una scoperta storica per la biologia marina.
L’avvistamento della piccola Ciprea (questo il nome della rara specie marina rinvenuta) di fatto dà un valore aggiunto all’inestimabile patrimonio di biodiversità monitorato, nei mari calabresi, dai ricercatori dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Infatti questa specie di Ciprea non era mai stata avvistata prima nei mari del pianeta, tant’è che non è neppure catalogata. In pratica l’esemplare è stato visto per la prima volta in assoluto dai ricercatori dell’Ispra, i quali non riuscendo a classificarlo in nessuna specie hanno spedito le foto all’Università di Genova. «E lì c’è stata la grande sorpresa – ha commentato Simone Canese, responsabile del programma di ricerca – in quanto questa Ciprea non era mai stata catalogata».
La scoperta – che unita alle altre fatte nei mari calabresi «imporrà di riscrivere i libri di biologia marina», ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente della Calabria, Silvio Greco – è stata presentata ieri a Vibo Marina nel corso della conferenza stampa indetta dall’Ispra sull’imbarcazione di ricerca “Asprea” per fare il punto sull’attività avviata nel 2005 nell’ambito del programma Mo.Bio.Mar.Cal, finanziato dalla Regione Calabria.
Il compito di rendere nota la scoperta della nuova specie di Ciprea – è il primo esemplare al mondo che viene visto – è toccato proprio all’assessore Greco, fra l’altro biologo marino e ricercatore Icram (Istituto ora confluito nell’Ispra) il quale ha sottolineato la caratura dell’evento e, al tempo stesso, ha posto in risalto l’importanza del monitoraggio della biodiversità marina calabrese. Programma, unico nel suo genere in Italia, che ha consentito di esplorare (tramite il Rov, robot sottomarino) i fondali fino a 350 metri di profondità e di studiare dal vivo specie mai osservate nel loro ambiente. Tra queste i coralli gialli, rosa e un rarissimo corallo nero rinvenuti lungo le coste ioniche e tirreniche calabresi. Fra tutte le specie avvistate il raro Antipathes dichotoma, nel Golfo di Lamezia, di cui – ha rilevato la ricercatrice Marzia Bo (Politecnico delle Marche) – esistono pochissimi esemplari e di cui, fino a oggi, non esistevano in letteratura immagini dal vivo. «Risultati che confermano l’importanza di tutte le attività di monitoraggio in ambiente marino, effettuate dai ricercatori dell’Istituto – ha evidenziato Emilio Santori, subcommissario Ispra – e sottolineano ancora una volta il ruolo strategico dell’Ispra come centro istituzionale di riferimento per la tutela della biodiversità e per la lotta ai cambiamenti climatici».
Risultati che, inoltre, per l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria impongono anche mirate scelte: «Avere le chiavi dello scrigno di questo tesoro di biodiversità deve indurre a operare provvedimenti importanti in tutto il Mediterraneo per preservare queste specie».
11 settembre 2009
gazzetta del sud

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con il cuore e con la mente

Giuseppe Carmelo Sergi, Consigliere  al Comune di Reggio Calabria, candidato alle europee per l’ MPA

Per le europee il mio voto va a Peppe Sergi, un giovane che conosco da sempre, serio, intelligente, capace, educato, dinamico, legato al suo territorio per il quale non esita a mettersi in gioco con entusiasmo e impegno sempre immediati e concreti. Le sue radici  risalgono a S. Stefano in Aspromonte, il mio Paese, luogo di nascita del suo papà  Stefano   medico preparato e molto noto a Reggio Calabria e dintorni. Questo Paese  dell’ Appennino Calabrese  molta parte ha avuto nell’ antichità tra storia e leggenda, nello scenario europeo. Proprio l’ Aspromonte, infatti, era considerato un Monte Sacro, cerniera d’Europa, risolutore dei conflitti tra Occidente e Oriente. Quale migliori  referenze, dunque, per Peppe Sergi, chè è già impegnato in politica come consigliere comunale a Reggio e come esponente di spicco dell’ MPA ? I presupposti ci sono tutti perchè l’ avventura  “dall’ Aspomonte all’ Europa”  possa continuare sotto i migliori auspici, con un progetto reale fondato sull’ autonomia del nostro territorio, come quello in cui crede fermamente e che porta avanti Peppe Sergi ” con il cuore e con la mente”. Inboccallupo Giuseppe. Ad maiora.

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